Gérald Pierrard: piccolo è buono

di Dario Cappelloni 09/12/16
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Gérald Pierrard: piccolo è buono

Una storia interessante quella di Gérald Pierrard, signore di una certa età dall’aria gioviale e comunicativa. Una vita passata ad assaggiare e selezionare vin clairs (le basi spumante) per alcune delle Maisons più famose della denominazione, non ultima Veuve Clicquot Ponsardin. Poi la grande occasione: un anziano contadino di Cramant (uno dei più famosi Grand Cru nella Cote des Blancs) gli offre la conduzione di un piccolo Clos noto come Les Hautes Bauves e lo chef de cuvée ha l’occasione di trasformarsi in recoltant manipulat.


Oggi Gérald assieme alla moglie vinifica le uve di questa piccola vigna, poco più di un ettaro cui si aggiungono altre parcelle, ben 22, sempre a Cramant fino a raggiungere un totale di ben. 2,12 ettari. Una produzione di appena 6000 bottiglie all’anno realizzate solo quando la qualità delle uve è pari alle aspettative, altrimenti la vendita a uno dei tanti negotians. Segue un lunghissimo affinamento sui lieviti (non meno di 6-7 anni), nello stile delle maisons più blasonate e delle loro cuvée più importanti, a rimarcare la sua convinzione che lo Champagne è un grande vino “da invecchiamento”.

Gérald definisce le uve del suo piccolo clos come la“crème de Cramant” ovvero la massima espressione dello chardonnay in una terra composta da una vena di gesso profonda decine e decine di metri. L’esperienza maturata in oltre trent’anni di assaggi si legge nella capacità di dare un raro equilibrio ai suoi Champagne, pensati “per la tavola”, cremosi, rotondi e ricchi ma tonici e brillanti. Un piccolo artigiano che lavora con la precisione di una grande maison.

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