Krug Grande Cuvée 167éme Édition

di Chiara Giovoni 26/07/19
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Oliver Krug e Calegari

Basata su una vendemmia difficile come la 2011, questo Champagne si è avvalso di 191 vin de réserve da 13 annate diverse.

Più di una volta mi sono chiesta quanti sensi servano per degustare un vino. A leggere le schede tecniche dei produttori parrebbe che vista, olfatto e gusto siano più che esaustivi, eppure dopo anni di appunti di degustazione raccolti prima in Moleskine e poi in iPhone notes e ho sempre avuto la convinzione che per quanto esaustivi fossero i descrittori olfatto-gustativi erano le altre parole che aggiungevo a disegnare i contorni di un vino. Parole che sarebbero bannate qui su DoctorWine e dileggiate dai detrattori puristi con la spilletta, ma parole evocative per me, capaci invece di ricondurre la memoria. 

E allora arriva Krug, che siccome dal 1843 a oggi ha ancora poco altro da dimostrare, se non la capacità di gestire qualsiasi avversità attraverso la millimetrica cura del dettaglio frutto di un perfezionismo ai limiti del maniacale, decide che per la degustazione i sensi devono diventare almeno 4 e il quarto è l’udito, attraverso la musica. Così al debutto ufficiale dedicato ai wine-expert dello champagne Krug Grande Cuvée 67ème Édition, oltre ad Olivier Krug – sesta generazione della famiglia e direttore della Maison – è presente il musicista belga Ozark Henry, e non in qualità di ospite intrattenitore ma come protagonista della degustazione. A lui il compito di tradurre in suoni l’intero processo creativo che ha accompagnato la genesi di Krug Grande Cuvée 167ème Édition, trasferendo la freschezza e la struttura, il frutto e la persistenza, in impulsi sonori tracciati sulle direttrici della lunghezza, profondità e altezza. 

Immersi nel cortile del Chiostro delle Umiliate di Milano, prima a occhi chiusi e poi armati di calice, siamo stati sfidati dalla Maison a ripensare alla degustazione come ad un momento totalizzante, in cui i quattro sensi fossero completamente coinvolti. Un esperimento talmente riuscito da percepire quasi anche fisicamente una presenza tangibile della musica, capace di restituire attraverso vibrazioni le singole componenti, scomposte singolarmente e poi riassemblate, delle uve che compongono Krug Grande Cuvée 167ème Édition. 

La 167esima “ricreazione” dalla prima realizzata dal fondatore Joseph Krug è stata costruita attorno alla difficile annata 2011, dove gli chardonnay non avevano la brillantezza delle grandi annate, i meunier erano ricchi ma un po’ stanchi e i pinot noir mancavano invece di quella struttura e potenza capace di tracciare l’ossatura di un grande champagne. Una buona media ma che necessitava di maggiore complessità per essere la massima espressione dello champagne che Joseph Krug aveva realizzato creando Grande Cuvée. E così sono serviti i vin de réserve, 191 vini differenti da 13 annate scelte tra il 2011 e il 1995, che dopo 8 anni di “prove” in bottiglia sono pronti per suonare insieme nel calice oggi, garantendo già da ora una performance straordinaria ancora per molti anni a venire. 

A completare l’esperienza sensoriale una delle mani più abili e delle teste pensanti più interessanti del panorama gastronomico attuale in Italia, Giuseppe Iannotti dal Kresios di Telese (BN), con un menù avvincente che è stato un susseguirsi di acuti e persistenze.  

Krug Grande Cuvée 167ème Édition 

97/100 – 175€

Dall’unione di 47% pinot noir, 36% chardonnay, 17% meunier con un 42% di vin de réserve da 13 annate scelte tra il 2011 e il 1995, 7 anni sui lieviti con dégorgement nel primo trimestre 2018, ad un dosaggio di circa 5gr/lt (tutti i dettagli inserendo sull’App Krug il KrugID 118013). 

Nel calice oro brillante un’esplosione di elegante intensità, tracciata dalla vena agrumata di mandarini e bergamotto. Si dipana poi un compendio di frutta secca, spezie dolci, zenzero e orzo, e ancora una pulsante sensazione iodata e di grafite, con un ritorno di brioche e cedro. La bocca è cremosa, anzi setosa, tra note agrumate e burrose in una dialettica avvincente ad animare una struttura nitida e presente, dal finale solido e insieme etereo. Una grande prova per una Grande Cuvée estremamente Krug.  

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