Il susumaniello di Tenute Rubino

di Vignadelmar 31/10/18
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tenute rubino salento

I vitigni autoctoni italiani sono tanti e non cessano di stupire: in Puglia è la volta del susumaniello, coltivato con successo nel Salento dalle Tenute Rubino.

Il susumaniello è un’uva autoctona pugliese a bacca rossa che sta vivendo un momento di rinascita, di grande interesse, perfettamente in linea con quello che riguarda l’immenso patrimonio italiano di uve autoctone nel complesso. È un fenomeno abbastanza recente e per quanto riguarda il susumaniello ancora abbastanza circoscritto. I motivi di tanto interesse per il susumaniello sono facili da individuare: dona al vino un accattivante colore molto scuro, quasi nero, dai riflessi brillanti, ha tannini ordinati e finissimi, una discreta resa per ettaro e un gusto piacevole.

La prima cantina ad averci investito tanto è appunto la brindisina Tenute Rubino e sia Luigi Rubino che sua moglie Romina Leopardi hanno le idee chiarissime e ci credono moltissimo: sui 270 ettari aziendali vitati, 18 sono a susumaniello e presto diventeranno ben 24.

Anche gli stessi produttori, gli agronomi, sanno ben poco su quest’uva. È stata a lungo abbandonata, quasi dispersa, poi poco a poco è tornata ad essere interessante. Ma, ad esempio, si sospetta che a suo tempo sia stata abbandonata per la scarsa longevità dei vigneti, che ne pregiudicherebbe la sostenibilità economica nel lungo periodo. E Luigi quando ne parla allarga fatalmente le braccia e sospirando dice:”Speriamo non sia così”.

Naturalmente nei sei corpi aziendali, sparsi fra le province di Brindisi, Lecce e Taranto, sono molto presenti anche negroamaro e primitivo oltre ai vari minutolo, bianco di Alessano e ottavianello.

Durante la mia recente visita in azienda ho visitato le tenute brindisine sul mare: Jaddico e Giancòla, con vigneti incantevoli, ordinatissimi, proprio in faccia al mare Adriatico, fra questo e la superstrada Lecce-Bari. Una bella passeggiata fra vigneti a spalliera, a cordone speronato, più o meno giovani, dove si alternano tutte le uve autoctone pugliesi di maggior pregio. Ogni tanto c’è qualche isola di vitigni internazionali, ma sono davvero poca cosa rispetto al totale.

In azienda i passi sono sempre in avanti ma graduali, senza frenesia, prima di buttarsi a cercar nuovi traguardi bisogna aver consolidato i precedenti. Anche la cantina, già molto grande, via via si ingrandisce per far posto ai nuovi silos in acciaio, a temperatura controllata, che serviranno a contenere i vini frutto dei nuovi impianti. Insomma zitti zitti, sono arrivati ad imbottigliare oltre 1,5 milioni di bottiglie senza troppi traumi, a parte quelli del bravo, simpatico e riservato Luca Petrelli, solido enologo di poche parole, che però durante la vendemmia è sempre super concentrato.

Il susumaniello è molto versatile, sia se vinificato in rosso, che in rosato, ma anche per produrre spumante rosato metodo classico. Su quest’ultimo la strada da fare è ancora lunga, c’è poca esperienza, solamente 5 vendemmie, ma i primi risultati sono discreti e bisogna ancora capire quale sia la giusta via interpretativa da percorrere e in che senso percorrerla e approfondirla. Ad esempio ho assaggiato tre metodo classico differenti: 24, 36 e 60 mesi sui lieviti, molto diversi fra loro ed ancora è davvero indecifrabile capire quale sia il migliore e perché. Invece sui rossi e sui rosati c’è poco da inventare: la potenzialità del vitigno si intuisce subito. Il rosso sopporta bene anche il passaggio in barrique senza restarne stravolto. Il rosato, invece, tira fuori la sua grande personalità, la sua grande classe, solo passando in acciaio.

Comunque, leggendo le note sui singoli vini, ne capirete un po’ di più. Ed io con voi.

Torre Testa Rosé Salento Igt 2017

Da uve 100% susumaniello, vinificato in acciaio a temperatura controllata. Affinamento di 5 mesi in acciaio e un paio di mesi in bottiglia. Bellissimo colore rosato non troppo chiaro, traspare chiaramente l’idea di un rosato del mezzogiorno d’Italia, non diafano tipo i tanti rosati provenzali. Naso intenso di lampone ed erbaceo, oltre a un’intrigante nota salmastra. Bocca salata, dritta, fresca, di buona complessità e coerenza con i profumi. Si fa bere con grandissimo piacere. Mi è piaciuto davvero molto.

Bottiglie 10.000.

88/100

12,00 euro

 

Oltremè Salento Igt 2017

Da uve 100% susumaniello, vinificato in acciaio a temperatura controllata. Affinamento di 10 mesi in acciaio e minimo 2 mesi in bottiglia. Molto bello il color nero quasi impenetrabile e dai riflessi brillanti. Tornano al naso le note di ciliegia e lamponi non stramature e una discreta bocca coerente, un po’ troppo leggera, scarna, ma di buona e piacevole beva complessiva.

Bottiglie 80.000.

84/100

10,00 euro

 

 

Torre Testa Salento Igt 2016

Da uve 100% susumaniello, vinificato in acciaio a temperatura controllata, malolattica svolta in acciaio, poi 6 mesi in acciaio e successivi 12 mesi in barrique di rovere francese di primo passaggio. Infine 12 mesi di bottiglia prima della messa in commercio. Colore nero quasi impenetrabile e dai riflessi brillanti, naso importante di frutta nera matura e di ciliegia sotto spirito. Il legno incide poco e anche i tannini sono particolarmente gentili. Per il resto bocca coerente, matura, fresca e di buona persistenza e di importante gradazione alcolica.

Bottiglie 10.000.

88/100

38,00 euro

A fine degustazione il bravissimo enologo ci ha sorpreso facendoci provare una bottiglia rarissima, il Torre Testa 2001, invecchiato 17 anni. Naturalmente il colore era spento e mattonato e non tutto era al proprio posto, ma era senza difetti evidentissimi o snaturanti. Fra sentori di legna bruciata e scoppiettanti sbuffi mentolati, la bottiglia faceva ancora la sua degnissima figura. Giusto per ribadire che il susumaniello non è uva da prendere sotto gamba: se lavorata bene sia in vigneto che in cantina può dare risultati degnissimi, anche nel tempo.

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