La bellezza dei vini di Boccella
In questa età della ragione strumentale, dove non c'è azione che non sia diretta a uno scopo, la "bellezza" - intesa come concetto universale - appare come una folgorazione, capace di ricomporre l'armonia e riportare l'ordine dove è il caos.
Esempi di bellezza sono riscontrabili in diversi ambiti: dall'arte alla natura, dallo spirituale al materiale. È qualcosa che attrae, colpisce, e in qualche caso cambia la vita di coloro che la colgono.
Woody Allen, nel film Manhattan coglie il "senso" della bellezza – quella per cui vale la pena di stare al mondo - nelle nature morte di Cezanne, in alcuni scorci di New York e nel volto della dolce Tracy. Mentre la bellezza per Dostoevskij, ad esempio, è la condizione – che è anche speranza – la quale consente di salvare il mondo in una unione ideale di buono e di bello.
E bellezza è anche il vino.
Produrlo è arte antica e naturale, che rivela in sé storia, cultura ed emozioni.
Lo spiega anche il Professor Luigi Moio nel suo ultimo libro Il respiro del vino, dove parla del "privilegio della bellezza”, che consiste nel poter cogliere, con sensibilità estetica, le espressioni sensoriali ed emotive del vino.
Per avere una prova tangibile, basta dirigersi verso una delle tante aziende vinicole che, attraverso la produzione del vino, riescono a rivelarne, appunto, la bellezza.
Ne è un valido esempio l'azienda agricola Boccella, sita nel villaggio di S. Eustachio, appena fuori Castelfranci (in provincia di Avellino), che riesce a riunire il bello e il buono, con vini di chiara identità, che permettono di godere di quel "privilegio di bellezza" che fa la differenza.
La zona di produzione è quella elettiva dei grandi vini rossi, a 600 metri sul livello del mare.
La famiglia Boccella da oltre 50 anni coltiva l'aglianico con diversi cloni a piede franco, praticando viticoltura di montagna, con inverni rigidi e temperature che arrivano facilmente sotto lo zero. La maturazione tardiva delle uve - dovuta al microclima - sposta la vendemmia nella prima decade di Novembre.
Poco più di tre ettari di vigna con certificazione biologica, impiantata su terreno argilloso e circondata da fitto bosco di querce e ulivi.
Due edifici - uno di fronte all'altro - costituiscono la cantina.
La commercializzazione ha avuto inizio solo nell'anno 2005. Prima di quell’anno le uve erano vendute e solo una piccola parte era destinata alla vinificazione per uso familiare.
L'aspetto enologico è affidato a Sebastiano Fortunato, allievo di Giacomo Tachis, che riesce a valorizzare al meglio il frutto di un territorio straordinario e altamente vocato.
L'impostazione del vino è tradizionale, con torchiatura a mano e mosti che fermentano in tini aperti a temperature di cantina. Per l'affinamento si usano botti da 300 e 500 ettolitri. Non è praticata chiarifica né filtrazioni.
Quello che ne risulta è un vino dall'impronta balsamica molto evidente, dalla forza e potenza che sfiorano la scontrosità, quasi a voler ricordare le rigide temperature che devono sopportare i vitigni e a testimoniare il territorio difficile che l'uomo cerca di governare.
I fortunati che si imbattono in un bicchiere di vino di Boccella sperimenteranno – attraverso la degustazione – che il vino restituisce proprio quel “senso di bellezza” che ne svela l’autenticità.