Palazzone, da “dimenticare” in cantina

di Livia Belardelli 23/10/14
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Palazzone, da “dimenticare” in cantina

Siamo su un lungo tavolo che guarda le vigne. I colori sono l'oro del sole, il verde della natura e l'azzurro di un cielo terso. È un’estate anomala quest’estate, il sole accarezza senza bruciare.
Davanti alle vigne, nel pieno di un pranzo gourmet (preparato dal giovanissimo e bravissimo chef Salvatore Canargiu) a supporto di una splendida degustazione, Giovanni Dubini esordisce così, citando Elio Altare: "Il 50% del vino è bucio di culo”. Un concetto diretto e difficilmente confutabile. D’altronde di “fortuna” ce ne vuole tanta. Se non altro perché a far vino, pur non volendo, un socio lo si ha sempre: la natura. E che la si consideri matrigna, crudele e indifferente come quella leopardiana che lascia sbranare l’islandese e abbandona il pastore errante col naso in su a monologare con una luna silenziosa e indifferente oppure che la si consideri madre terra, benigna e protettrice, la faccenda non cambia. I conti bisogna farceli comunque. Del resto però, a guardarla da questo poggio incantato, sembra tutt'altro che matrigna, bella, verde e solare com'è.
Dietro questa vista da togliere il fiato appare imponente anche uno spettacolo umano: il “palazzone” appunto, residenza di epoca medievale, probabilmente costruita per prelati e pellegrini diretti a Roma per il Giubileo del 1300 indetto da Papa Bonifacio VIII.
Dal '78, con la prima vendemmia, Palazzone è però anche una realtà vinicola importante del panorama orvietano con una produzione di circa 130-140.000 bottiglie e una convinzione precisa: puntare con orgoglio sul vino Orvieto che, come dice Giovanni, “deve per forza avere molti pregi visto che si produce da 2500 anni”. A farla da padrone sono le bacche bianche che sfiorano il 90% della produzione aziendale. Tra i vitigni coltivati soprattutto varietà locali come verdello, malvasia, procanico e grechetto, sapientemente miscelati in una degustazione di quelle che non ti aspetti in cui il popolare vino umbro affronta e vince a testa alta la sfida del tempo sfornando aromi evolutivi e un profilo da grande bianco da invecchiamento.

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