Vigna Pedale, un’altra idea di Puglia in rosso (1)

di Francesco Annibali 06/06/17
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Vigna Pedale, un’altra idea di Puglia in rosso (1)

Prima di conoscere il produttore, Torrevento, e il suo vino, Vigna Pedale, andiamo a conoscere l'uva da cui nasce: il nero di Troia.

Dici ‘Puglia’ e immagini automaticamente una pianura chiara, assolata, bagnata dal mare e tempestata di oliveti. Una immagine suggestiva, utile per la promozione turistica e in larga parte veritiera. Anche se non completa. A pensarci un attimo, infatti, la regione veniva una volta, e ancora oggi saltuariamente, chiamata ‘Puglie ’, al plurale.

Una regione, la Puglia o le Puglie come le vogliamo chiamare, che ingloba tre regioni storiche: la Daunia , ovvero l’attuale foggiano; il Salento , il ‘tacco d’Italia’, terra di ottimi rosati e di grandiosi Primitivo e Negroamaro; e nel mezzo la Murgia . La Murgia sta proprio al centro della regione: la ‘Terra di Bari’ di ottocentesca memoria, che nasconde un entroterra meraviglioso e diverso da tutto il resto.

Un entroterra collinare e ricco di boschi, tutelato dal Parco dell’Alta Murgia : non un semplice Parco naturale, in quanto teso non solo alla tutela dell’ecosistema naturale, ma anche alla comprensione e valorizzazione di una unità territoriale specifica. Collinare e carsica. Zona di gravine, canyon carsici estremamente suggestivi, il Parco ha in Castel del Monte  il vertice delle attrazioni: fortezza medievale di straordinaria rilevanza storica e architettonica, unione tra gli elementi culturali islamici, classici e nordeuropei.

L’azienda Torrevento è situata proprio nelle vicinanze di Castel Del Monte, al centro del Parco, e la struttura aziendale è un tipico esempio della perfetta fusione tra tradizione, attività dell’uomo e ambiente naturale. Da anni ormai ai vertici qualitativi e mediatici regionali, l’azienda è divenuta famosa ed ha tra i meriti principali quello del recupero dell’uva nero di Troia . Vitigno rosso, che matura all’inizio di ottobre, dalla buccia nera e spessa, con polpa carnosa e molto soda, il nero di Troia dà vini robusti, colorati, anche se sovente spigolosi. Motivo per cui storicamente veniva spesso tagliata con il montepulciano. Un'uva di notevole interesse, ma dai natali poco chiari.

I lavori degli ampelografi, quali ad esempio Del Gaudio e Ciasca in Principali vitigni da vino coltivati in Italia del 1960 descrivono "l'uva di Troia" come “originaria dell’Asia minore (Troia)  e importata dagli antichi Greci in Puglia”.  Altre ipotesi, riferite ad un tempo più vicino, fanno derivare il nome dalla cittadina pugliese di Troia , appunto, in provincia di Foggia  o, ancora, dalla città albanese di Kruja o Cruja  (il cui nome sarebbe poi stato italianizzato in Troia). Curiosa, infine, l’ipotesi di una provenienza dalla regione spagnola della Rioja . Quest’ultima ipotesi fa riferimento agli anni della dominazione spagnola in Puglia, in particolare al Governatorato, iniziato nel 1745, della giurisdizione di Troia di Don Alfonso d’Avalos, originario proprio della Rioja. Don Alfonso decise di impiantare vigneti e, in particolare, di impiantarvi una varietà di vite proveniente dal suo paese di origine. In breve tempo, ne ottenne un vino prestigioso che acquistò notorietà e fama con il nome di Uva di Troia. Che il vitigno trasferito da Don Alfonso sia l’attuale nero di Troia è ipotesi che, per il momento, non trova conferme nell’attuale panorama ampelografico della Rioja, dove i vitigni a bacca nera coltivati sono il tempranillo, la garnacha, il mazuelo e il graciano. Ciò non toglie che un’attenta ricerca sui vitigni citati e sul loro Dna potrebbe fornire informazioni utili per definire la vera identità del vitigno in questione, anche se gli studi ampelografici più recenti del professor Attilio Scienza dell’Università di Milano confermano l’appartenenza genetica del vitigno a un gruppo di varietà dell’Adriatico orientale. 

In ogni modo, la prima descrizione dell’uva nero di Troia in quanto tale risale al 1877, con Di Rovasenda che, in Varietà coltivate in Puglia. Saggio di ampelografia universale ne parla come tipica dell’agro di Trani. A partire da quegli anni, l’Uva di Troia (o i suoi sinonimi) trovò regolarmente posto nella letteratura specializzata e venne regolarmente indicata come “uno dei vitigni pugliesi più importanti per la produzione di vini da taglio”.

Ma arriviamo ai giorni nostri. Vitagliano, nel 1985, ne osserva, in particolare, la variabilità della forma e della dimensione dell’acino fino a ipotizzare l’esistenza - fino ad oggi, peraltro, non dimostrata - di due sottovarietà: la cosiddetta uva di Troia di Canosa o di Corato, a grappoli più grandi e più tozzi, più o meno spargoli, e i cui acini grossi forniscono vino abbastanza tannico; e la cosiddetta uva di Troia di Barletta o Tranese, che presenta grappoli cilindrici, più piccoli, più o meno serrati che si trasformano in un vino meno tannico.

Torrevento 
Titolare : Francesco Liantonio
S.P. 234, km 10,660 (ex S.S. 170)
70033 Corato (BA)
Tel. +39 080 8980923
info@torrevento.it
www.torrevento.it
Facebook : torrevento
Anno di Fondazione : 1920
Totale Bottiglie Prodotte : 2.500.000
Ettari di Vigneto : 450





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