La Barbera che non t’aspetti

La Barbera d’Asti del Castello di Perno è semplice, immediata, da bere fresca di cantina magari con un bel piatto di tajarin al ragù.

Il fortunato proprietario del Castello di Perno, che fu residenza di Giulio Einaudi e dove soggiornò Primo Levi, è oggi Gregorio Gitti, avvocato, editore, ma soprattutto ormai piccolo produttore di ottimi vini.

Certo, a Perno, nella zona quasi al confine fra Monforte e Castiglione Falletto, è più facile fare buoni vini che sbagliarli. È come tirare un rigore a porta vuota, visto il prestigio del cru”, ma comunque ci vuole attenzione e non bisogna snaturare ciò che quelle vigne benedette riescono a dare.

Devo dire però che il vino che mi ha davvero colpito fra quelli assaggiati non è uno dei Barolo, forse perché scaturiti da una vendemmia complicata come quella del 2014, bensì la Barbera d’Asti, che non viene da Perno ma dai vigneti di proprietà nei pressi di Nizza Monferrato.

Una Barbera del 2017, altra annata difficile per motivi opposti, ma che in certi casi ha persino esaltato le caratteristiche di un’uva che ama le vendemmie calde. Una Barbera semplice, immediata, da bere fresca di cantina con un bel piatto di tajarin al ragù.

Barbera d’Asti 2017

89/100 - € 13

Da uve barbera. Solo acciaio per nove mesi. Rubino intenso e vivo. Naso molto integro, fragrante, con note di piccoli frutti e lievi accenni di amarena. Sapore teso, agile, di deliziosa bevibilità, con l’acidità tipica della tipologia ben tamponata dalla dolcezza alcolica. Un vino semplice e piacevolissimo.

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