Croce e delizia

di Daniele Cernilli 05/09/16
1950 |
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Croce e delizia

Da uno scambio di opinioni con alcuni lettori sulla nostra pagina Facebook è venuta fuori la discussione sulle nuove app social del vino, come Vivino o DelectableWines. Ora, io non voglio affatto sminuire l’importanza di certi strumenti, che, confesso, ogni tanto uso anch’io, e ci posto persino sopra, su Tripadvisor, ad esempio. Però molto spesso i risultati che vengono fuori da pareri generalisti sono quanto meno sorprendenti e, sospetto, non troppo attendibili. Discorso vecchio. Conta più la competenza o il “comune sentire”?

Nel Settecento Thomas Reid, filosofo inglese, fu considerato un interprete della cosiddetta “filosofia del senso comune”, che analizzava comportamenti e usi delle persone. La Sociologia studia molti di questi aspetti. Insomma, il parere di molte persone, secondo molti, varrebbe più di quello di pochi esperti di un settore specifico. Nel caso di Tripadvisor, ad esempio, se si va a cercare quale sia il miglior ristorante di Roma, non escono La Pergola, Il Pagliaccio e neanche Checchino dal 1887 a Testaccio, tempio della cucina tradizionale. Al primo posto c’è I Pizzicaroli, una simpatica salumeria/panineria, a due passi da Piazza Navona. Nel loro lavoro sono bravissimi, fanno splendidi panini, hanno ottimi salumi. Da questo a farne il miglior ristorante di Roma, ammetterete però, ce ne passa.

Su Vivino accade più o meno la stessa cosa. Migliaia di recensioni su vini medi, magari anche piacevoli, ben fatti e con un buon rapporto qualità/prezzo. Il tutto sulla base di un assaggio, senza quasi mai riferirsi a zone, storie di produttori, elementi che abbiano a che fare con la “territorialità”. Un modo molto “democratico”, certo, ma anche superficiale, casuale, uniformante.

Si potrebbe dire che sto difendendo un vecchio modo di considerare il mondo, che i social questo sono, cioè un processo senza soggetto, che alcuni aspetti della nostra vita sono già determinati da dinamiche di questo genere. Quindi non è il caso di opporsi alla marea montante.

Non ne sono convinto. Penso che valga comunque la pena di provare a fare una comunicazione alternativa, anche usando strumenti moderni. Sistemi integrati, che vedano una parte residua di cartaceo accanto a siti, che magari possono collaborare fra loro, applicazioni, video, creando comunità di appassionati consapevoli, raziocinanti, anche critici.

Noi di DoctorWine, nel nostro piccolo, anzi, piccolissimo, stiamo cercando di fare proprio questo. Non so se ce la faremo, avremo bisogno di tutti voi lettori che potreste veicolarci sulle vostre pagine Facebook, o su altri social, avremo bisogno di creare una piccola rete alternativa di interesse sul vino, fatta di autorevolezza e trasparenza. Non sarà facile. Però ci stiamo provando.





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