Ricordando Fabrizio Piccin

La settimana scorsa è spento, dopo una lunga malattia, Fabrizio Piccin, produttore di vino in Basilicata, con l’azienda Grifalco nel Vulture.

Nel vortice delle Anteprime Toscane mi è arrivata la notizia della scomparsa di Fabrizio Piccin, per me un amico prima di essere un produttore. L’avevo conosciuto, grazie al vino, negli anni ‘90. Anni prima, insieme alla moglie Cecilia si era messo in cammino dai dintorni di Roma per fare l’agricoltore e il pastore - per produrre formaggio - in Toscana. Giunto a Montepulciano aveva tramutato l’idea originale in quella di vignaiolo, fondando l’azienda Salcheto che aveva portato rapidamente al successo.

Colpito dai suoi vini, l’ero andato a trovare e, dopo qualche scaramuccia iniziale, era nato un profondo rispetto per Fabrizio che negli anni si era tramutato in amicizia. Spesso avevamo idee diverse, spesso si discuteva anche animatamente ma mai sul vino dove le idee collimavano, facendo finire le nostre discussioni davanti a un bicchiere o a un assaggio dalle botti.

La coppia dei Piccin, perché in realtà era un unicum inscindibile, rappresentano anche un esempio di animo imprenditoriale; quando vendettero l’azienda da loro fondata a Montepulciano non si riposarono sugli allori ma intrapresero un altro viaggio verso un nuovo progetto che si chiama Grifalco, in una terra dura con grandi potenzialità: il Vulture, in Basilicata.

Fondata nel 2004 l’azienda, grazie alle grandi capacità di Fabrizio e Cecilia, si è posizionata rapidamente tra le migliori del comprensorio. Già, perché Fabrizio era molto bravo nel suo lavoro di vignaiolo e produttore; chiacchierava poco, faceva poco il “fenomeno” forse perché lo era e credeva nel lavoro e nelle idee. Ora tutto rimane nelle mani dei figli, Andrea, Francesca e Lorenzo, giovani bravi e capaci, con mamma Cecilia a sorvegliare il tutto.

Ciao Fabrizio, mi mancheranno il tuo sorriso sornione e le tue battute al vetriolo. Per i vini non ti preoccupare: i ragazzi sono bravi, anche con loro hai fatto centro.