Felici, la biblioteca del Verdicchio (2)
Prosegue l'intervista con Leopardo Felici per approdare alla degustazione del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc Andrea Felici 2014 e 2015, e del Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico Docg Il Cantico della Figura, dal 2013 al 2010
Leopardo Felici nella prima parte dell'intervista (pubblicata ieri) aveva mostrato una leggera vena polemica nell'invocare una riforma del disciplinare del Verdicchio dei Castelli di Jesi, che creasse quella piramide qualitativa che permette a un produttore di posizionare alcuni prodotti nella fascia alta del mercato per poter poi investire di più in vigna e in cantina.
DW: I vostri Verdicchio, il Superiore e la Riserva, sembrano meno ingessati rispetto al passato, pur rimanendo vini tecnicamente molto curati.
LF: Fino all'annata 2008 facevamo la criomacerazione, che va benissimo per esaltare le prime note del vitigno. Poi con il nostro enologo Aroldo Bellelli abbiamo cambiato, optando per una fermentazione con una piccola percentuale di bucce.
DW: Una sorta di Verdicchio di una volta fatto con consapevolezza tecnica.
LF: Direi di sì. In questo modo il vino non si appesantisce né al colore né ai profumi né al palato, in compenso le note territoriali si amplificano, la mandorla, l’anice. Il verdicchio ha gli aromi solo nelle bucce: eliminarle subito sarebbe un controsenso se, come nel nostro caso, il principale obiettivo è quello di esprimere varietà e territorio.
La nostra verticale è in realtà un percorso a ritroso tra due vini: il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Andrea Felici e il Castelli di Jesi Riserva Vigna Il Cantico della Figura. Entrambi sono fermentati con un piccolo quantitativo di bucce, più brevemente il primo, per due settimane il secondo. Il Classico Superiore è una cuvée dei vigneti aziendali con affinamento in acciaio. La Riserva proviene dal migliore vigneto aziendale, la vigna San Francesco con piante di 50 anni, e affina in cemento.