Bevute Vintage (1), breve introduzione
Ci sono appassionati di vino veri e propri amanti del genere “Vintage”. Non parlo di quei vini che per caratteristiche proprie raggiungono il vertice qualitativo dopo qualche anno dalla messa in commercio, parlo proprio di quei vini destinati a lunghissimi anni di riposo prima di raggiungere quelle caratteristiche che li hanno resi celebri e che permettono di godere di sensazioni davvero particolari.
Innanzitutto è necessaria una predisposizione sensoriale del fruitore, solitamente un appassionato di “lungo sorso” che cerca emozioni difficilmente riscontrabili nella relativa semplicità di un vino giovanissimo. Poi condizioni particolari del vino.
Partiamo dal presupposto che il vecchio detto: “Più il vino invecchia piùè buono”è una sostanziale sciocchezza e generalizzazione errata. Ogni tipologia di vino ha una sua parabola evolutiva, dove il desiderio legittimo sarebbe quello di bere quel vino al suo vertice qualitativo. Questo vertice è particolarissimo e condizionato da numerose variabili che elenco qui di seguito, cercando di semplificare all’estremo per non indurre al suicidio di massa per noia chi sta leggendo.
1) Natura e tipologia del vino
Ripetiamo il concetto fondamentale. Ogni vino ha una parabola di vita il cui vertice è spostato a seconda della natura stessa del vino e delle sue caratteristiche chimico/fisiche/strutturali. Gradazione alcoolica (ma non sempre), acidità, polifenoli, antiossidanti presenti in soluzione… ma soprattutto l’equilibrio di queste sostanze chimiche inducono la magia della longevità di un vino. Inutile tentare di invecchiare a lungo un vino costituzionalmente non adatto. Semplificando, un Bardolino Chiaretto oppure un Vermentino (salvo eccezioni) non hanno le caratteristiche o longevità di un grande Barolo oppure un grande Bordeaux oppure un grande Riesling di Mosella.
2) Le condizioni di conservazione
Lo ripeterò all’inverosimile: il vino è un laboratorio biochimico che soggiace alle leggi della natura, in primis alle cinetiche di reazione chimica; per cui tutti i fattori che influenzano, velocizzando, le suddette reazioni, produrranno un decadimento veloce delle caratteristiche sensoriali del vino. Quali?
- La temperatura: all’innalzamento della temperatura sopra certi valori, si ha una accelerazione delle reazioni chimiche (anche delle malaugurate ossidazioni, vero “cancro” dell’evoluzione del vino). Anche le temperature troppo fredde influenzano la stabilità temporale del vino, perché ne variano gli equilibri di solubilità, soprattutto nei vini rossi.
- L’umidità: qui si potrebbe fare un trattato. Specifichiamo solo che l’umidità ideale di una cantina di invecchiamento dovrebbe essere fra il 70% e l’80%. Soprattutto per l’influenza che l’umidità ha sulla preservazione ideale delle chiusure ermetiche, cioè i tappi.
- Le vibrazioni: anche in questo caso, le vibrazioni continue provocano una accelerazione delle reazioni chimiche perché aumentano “la velocità di incontro” delle molecole. Ecco perché questo aspetto un po’ disatteso è, di contro, fondamentale per una conservazione ottimale del vino.
- La luce: le foto-ossidazioni sono micidiali, quindi l’ambiente dovrà essere buio e il vino lontano da luci dirette.
- Altre ed eventuali, quali il trasporto e il posizionamento delle bottiglie in cantina, ma anche fattori accessori indipendenti dalla nostra volontà quali qualità del tappo (fondamentale).
Tutti gli anni (da almeno trent’anni) ci cimentiamo con bevute “vintage” perché hanno un fascino come poche, per tutte le categorie “adatte”. Spumanti, vini bianchi, vini rossi e vini dolci. Riassumiamo, in qualche puntata (parecchie, proposte da oggi ogni settimana n.d.r.), le bevute più significative degli ultimi anni, soprattutto le più“sorprendenti”, indipendentemente dal valore assoluto dei vini, andando a ritroso nei decenni: partendo da bottiglie dell’ultimo decennio del millennio scorso (anni ’90) fino a… ve ne accorgerete.