Dom Pérignon 2008, il saluto di Richard Geoffroy

di Chiara Giovoni 08/11/18
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Richard Geoffrey Dom perignon

Figlio di una magia che supera la tecnica, dove ogni elemento è presente con precisione totale a disegnare l’equilibrio stilistico perfetto: non un vino ma un abbraccio.

Alcune emozioni sono difficili da raccontare, come quella di degustare in anteprima l’ultimo Vintage di Dom Pérignon presentato dalla voce, dai gesti e dagli sguardi di Richard Geoffroy, il suo creatore, Chef de Cave della Maison dal 1990, a tratti commosso per questo particolare momento. Non è però la nuova annata di Dom Pérignon, per quanto straordinaria, a modulare la sua voce tra parole ponderate e pause, in un silenzio ovattato quasi surreale vista la numerosa audience, ma la consapevolezza che questo suo discorso è un saluto di addio.

Dopo 28 anni alla guida della Maison simbolo della rinascita novecentesca dello champagne, nata come brand ispirato alla figura forse più leggendaria della storia di questo vino, Richard Geoffroy passa il testimone a Vincent Chaperon, classe 1975 già da 13 anni enologo al suo fianco anche nelle numerose degustazioni all’Abbazia di Hautvillers. E’ “l’eredità Dom Pérignon” in una visione sintetizzata da Richard Geoffroy nell’obbligo ad osare, spingersi sempre un po’ oltre nella ricerca dell’armonia e dell’espressione più coraggiosa dello champagne, con in testa un vero mantra “non sono un wine-maker, sono un memory-maker”.

Con una sorta di trascendenza che ne fa erede indubbio del primigenio abate Dom Pérignon, Richard Geoffroy per tre decadi è stato energia vitale della Maison, potenza generatrice e insieme silenzioso nume protettore della “legacy Dom Pérignon” e ora è pronto a ritirarsi dalla scena per far posto ad un giovane che come lui sarà un creatore di Vintage, visto che tutti i Dom Pérignon sono millesimati e ogni annata è una reinvenzione, una nuova metamorfosi.

A supportare Vincent Chaperon in questo suo nuovo ruolo di grande responsabilità Geoffroy lascia il Manifesto di Dom Pérignon, fondato su 10 elementi: è sempre un vino millesimato, creato sempre da un assemblaggio di uve, con un perfetto equilibrio tra uve bianche e uve nere, dove il cuore dell’assemblaggio è formato da 8 storici Grand Cru – Aÿ, Bouzy, Verzenay, Mailly, Chouilly, Cramant, Avize, Le Mesnil – più il Premier Cru di Hautvillers; nella vinificazione il nemico è l’ossidazione perché tradisce il frutto, il territorio e l’annata, e l’intensità del vino non sta nella sua potenza ma nella sua precisione, che si rivela in una sensazione setosa al palato; lo champagne rivela la sua complessità attraverso il suo enorme potenziale di invecchiamento, dove la seconda e la terza Plénitude sfidano i decenni, e ha un carattere distintivo di “mineralità” definito come le sfaccettature che ricordano alla mente il mare e la terra, per essere infine profondamente unico.

Ed è proprio così Dom Pérignon 2008, l’etichetta leggendaria nella denominazione più leggendaria, ovvero la Champagne, in un’annata che sembra ricalcare le orme di quel 1988 che poi entrò nel mito, ma che con ben 4 settimane forse è la più lunga vendemmia della storia. E’ un muscolo tonico e affusolato questo champagne Dom Pérignon 2008, figlio dei contrasti dell’annata grigia e fredda in cui il finale estivo ha portato il sole e la maturità, annata archetipo eppure così rara in cui il pinot noir per la prima volta equipara in proporzione d’assemblaggio lo chardonnay.

Nell’assemblaggio si è ricercata la materia, e il profilo aromatico ricco di sfumature ne delinea i luminosi confini: fiori di osmanto e tè bianco, lime e cedro, albicocca croccante e mandorle tostate, croccante di sesamo, menta secca e anice.  Il sorso è un’elegantissima cavalcata di un purosangue a falcate ampie e distese, con lo slancio della freschezza sapida, lo spunto gessoso, e un frutto nitido e polposo che chiude con un’energia vibrante (i 5 gr/lt di dosaggio e gli 8 anni sui lieviti sono per questo champagne solo dettagli inutili, come i 99++/100 perché è evidente che siamo di fronte ad uno champagne straordinario).

Richard Geoffroy descrive Dom Pérignon come figlio di una magia che supera la tecnica, dove ogni elemento è presente con precisione totale a disegnare l’equilibrio stilistico perfetto: non un vino ma un abbraccio, laddove tutto punta all’armonia più che alla potenza, in una ricerca di quell’intensità che genera emozione, perché l’emozione è memoria.

E per noi Richard Geoffroy attraverso Dom Pérignon sarà per sempre indimenticabile.

230 Euro

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24/05/13 Redazione




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