The Alchemist (1): il Gin

di Livia Belardelli 13/04/16
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The Alchemist (1): il Gin

Immaginiamo una Londra grigia e plumbea, una via sporca di periferia. Una scalinata accoglie una donna accovacciata, sguardo assente, visibilmente ubriaca. Le sfugge il bambino neonato dalle braccia. Qua e là cumuli di umanità triste ed ebbra. E’ il 1751 e questa è Gin Lane, l’incisione di Wiliam Hogarth contro la nuova “droga” del tempo, il Gin. In effetti il Gin all’epoca non aveva nulla a che fare con il distillato che conosciamo oggi, era un miscuglio addizionato di trementina e acido solforico, un veleno in grado di stordire ma anche di uccidere con un boccale (e a boccali si consumava).


Se il percorso del Gin nei secoli è sotterraneo e camaleontico, droga nella Londra ottocentesca che abusava di prodotti di scarsa qualità, distillato nobile oggi, in passato è stato anche un liquido medicamentoso, utilizzato per il potere curativo e diuretico delle bacche di ginepro.
Ma cos’è il Gin oggi? Un distillato di cereali aromatizzato alle bacche di ginepro. Questa è la base, la tavolozza dell’artista, la quale schizzo dopo schizzo, si impreziosisce degli aromi dei botanicals, intriganti pennellate che rendono ogni gin un mondo a sé.
Siamo all’hotel Adriano, al The Gin Corner, per la prima Masterclass su questo versatile distillato che intriga con spezie, radici ed erbe di ogni tipo. Si assaggia con il naso, con la bocca e anche con l’udito, ascoltando le affascinanti storie di un mondo nuovo per chi, come me, è abituata a conoscere certamente meglio quelle sul vino.

Plymuth Gin 


Siamo sul mare, a ridosso del porto, in un antico convento domenicano, poi distilleria Black Friars che è ancor oggi il luogo di produzione di questo Gin che nasce sul mare e che con il mare ha un legame particolare. Il porto di Plymouth infatti era usato dalla Royal Navy, la marina militare britannica, e la sua etichetta non a caso raffigura la famosa Mayflower, la nave dei Pilgrim Fathers che partì alla volta dell’America nel 1620, proprio dal porto di Plymouth. Si dice che quando la barca in etichetta “non galleggia più” sull’acqua (ovvero sul gin), è ora di acquistare una nuova bottiglia. Il Gin Plymouth è uno dei pochissimi gin al mondo con una denominazione geografica, simile alla Doc nel vino.

Degustazione Plymouth Gin :
Botanicals: bacche di ginepro, semi di coriandolo, scorza di arancia amara di Siviglia, scorza di limone, cardamomo verde, radice di angelica, radice di giaggiolo.
Naso pulito, deciso e balsamico, profumo di agrumi e ginepro. Bocca con sensazioni dolci e terrose di radice di angelica e note fruttate di agrumi.

Beefeater Gin 


Etichetta londinese e unico gin ancora distillato in città, è ideato da James Burrough, esponente di un’antica famiglia di farmacisti in decadenza. Per risollevare le sorti della sua famiglia, acquista una ditta specializzata nella distillazione di liquori nel 1863 e decide di dedicarsi al gin. L’uscita sul mercato del gin Beefeater è datata 1876 e anche in questo caso propone un’etichetta particolare. È infatti dedicata ai “beef-eaters” (mangiatori di carne), evocativo nome per appellare i guardiani della regina che, proprio grazie al loro status, potevano permettersi di mangiare carne, fortuna rara all’epoca. È curioso come la vecchia etichetta rappresenti un beefeater più corpulento, oggi invece rivisto in versione più longilinea.
Gin super-premium della gamma, il Beefeater 24 nasce dall’idea del mastro distillatore Desmond Payne e si ispira ad un catalogo di tè del padre del fondatore, il quale lo commerciava in Asia, continente particolarmente interessato anche al trasparente distillato. Così nasce un gin che contiene le nove botaniche di Beefeater e ne aggiunge tre caratterizzanti che sono appunto tè verde cinese, tè Sencha giapponese e scorza di pompelmo. L’etichetta raffigura il numero 24, altra indicazione sulle botaniche utilizzate che restano in immersione per 24 ore.

Degustazione Beefeater 24 :
Botaniche Beefeater 24: bacche di ginepro, scorza d’arancia amara di Siviglia, scorza di limone, radice e semi di angelica, coriandolo, radice di giglio, una piccola aggiunta di violetta di Parma, liquirizia, olio di Mandorla amara + tè verde cinese, tè Sencha giapponese e scorza di pompelmo.
Pulito e nettamente erbaceo al naso, in bocca è lievemente tannico, aromatico e di stampo agrumato.





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