Palmiro e la Ribona
I comprensori vitivinicoli, oleari ed agricoli del sud delle Marche hanno in Palmiro Ciccarelli il loro più appassionato cantore. Palmiro è fatto così, ama oltre ogni dire il proprio territorio ed i prodotti che genera: vini, olii, prodotti agricoli, cacciagione. E’ così appassionato che praticamente tutto il tempo libero lo dedica a loro, senza riserve. Negli anni è diventato un vero punto di riferimento tanto che, secondo me, dovrebbero erigergli un monumento! Badate che non è un’iperbole. Se ogni porzione del territorio nazionale avesse il proprio Palmiro, la conoscenza dei nostri magnifici prodotti sarebbe molto più diffusa.
Ne ho avuta la riprova a gennaio, quando, per la prima volta, mi ha invitato ad un luculliano pranzo di cacciagione che lui aveva maniacalmente curato. Non pago, aveva legato a questo pranzo la degustazione-aperitivo di ventitré bottiglie di bianco della denominazione Colli Maceratesi che essendo fatte con più dell’85% di uva maceratino, possono fregiarsi del titolo di Ribona (altrimenti, semplicemente “Bianco”). Il vitigno maceratino è diffuso su circa 100 ettari del territorio che comprende la provincia di Macerata ed il comune di Loreto. Per lungo tempo si è pensato fosse identico al greco, famoso vitigno campano, ma recenti indagini genetiche hanno rivelato parentele alla lontana con trebbiano e verdicchio, dai quali si discosta in maniera importante. Gli altri vitigni che possono entrare in questa denominazione sono: incrocio Bruni, grechetto, pecorino, trebbiano toscano, verdicchio, chardonnay, sauvignon e malvasia bianca lunga.
In questo articolo troverete descritte non tutte le Ribona provate, ma solo le migliori o le più interessanti. Tutte erano realizzate con il 100% di uva maceratino, che poi è la nuova frontiera che si sta sperimentando nell’ottica di tipicizzare le produzioni locali.
Abbiamo bevuto quindi le verticali complete delle Ribona di tre aziende: Villa Forano, Capinera e Fonte Zoppa. Siamo andati indietro fino al 1997, trovando risultati molto altalenanti che a mio modo di vedere mostrano chiaramente quanto ancora si faccia fatica a capire ed interpretare correttamente questo vitigno. Vitigno che mal si adatta a terroir che non siano quelli locali, ama terreni poco fertili, temperature moderatamente calde e leggera ventilazione. Germoglia tardi e questo gli evita le gelate primaverili. Matura nella seconda metà di settembre e va molto curato nel vigneto ma, essendo facilmente soggetto a fenomeni di riduzione, va molto curato anche in cantina.
Se questo articolo vede la luce ed è anche ricco di nozioni e spunti interessanti, il merito è unicamente di Palmiro Ciccarelli, della sua smisurata e disinteressata passione.