Marramiero e la notte dei jeroboam
Bellissima serata quella trascorsa qualche settimana fa al ristorante Tordomatto di Adriano Baldassarre, da poco trasferitosi nella capitale da Zagarolo, dove è stato per anni un baluardo della buona cucina laziale. Stelle della serata i vini della cantina abruzzese Marramiero tutte in formato jeroboam, presentate da Enrico Marramiero in persona con l’enologo Romeo Taraborrelli. I vini di grande personalità insieme al menù studiato sapientemente hanno reso la cena conviviale e piacevolissima.
Ma veniamo alla storia dell’azienda Marramiero. La cantina si trova nella Masseria Sant’Andrea, a Rosciano, nel cuore dell’Abruzzo, su una collina a 270 metri sul livello del mare. Da più di cent’anni, la famiglia Marramiero si dedica alla coltivazione di vitigni principalmente autoctoni come il montepulciano e il trebbiano, insieme ad altre varietà internazionali. I vini Marramiero sono il frutto della storia in cui si incontrano e si fondono l’amore per la terra e l’attenzione per il progresso, l’attaccamento al lavoro e il rispetto dei più antichi processi di vinificazione ma con l’impiego di moderne tecnologie.
L’antico nome dell’azienda era Fonte Fumante perché all’interno della tenuta un tempo c’era una fonte sulfurea, ora esaurita, che ha ispirato la maggior parte dei nomi dei vini dal sapore dantesco, tranne che per il bianco Altare. La “leggenda narra” infatti che qui in un’antica barricaia, assaggiando per la prima volta il Trebbiano (il primo imbottigliamento risale al 1994) si siano tutti inginocchiati come davanti ad un altare… da cui il nome del vino.
Tra i vini assaggiati la bollicina Marramiero Brut 2006, il bianco da uve trebbiano Altare 2005, il rosso Inferi 2001 da uve montepulciano e la chicca finale, il Livia, un vino cotto realizzato seguendo la tipica ricetta tradizionale abruzzese.
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