Saulo Bianco, il Falerno del Massico di collina di Bianchini Rossetti
Un cru di Falanghina che Tony Rossetti ha selezionato appositamente per dargli una vita più lunga. Un bianco di classe che vuole farsi attendere.
La lingua di terra che dal ponte del Garigliano si estende fino al Monte Massico, segnando il confine tra il Lazio e la Campania, è l’Ager Falernum, lo straordinario territorio particolarmente fertile, noto fin dall'antichità per la produzione del leggendario vino Falerno, custodito e trasportato dai romani in tutto il mondo nelle anfore di terracotta via mare. I porti di Sinuessa (odierna Mondragone) e di Gianola (attuale Minturno), ne sono testimonianza e dove tutt’ora si trovano tracce delle navi romane cariche del prezioso carico. Terra agricola della provincia di Caserta, che contrappone la meraviglia del mare con le ampie spiagge bianche ad una campagna punteggiata da piccoli e silenziosi borghi dalla rigogliosa vegetazione.
È nel centro di Casale di Carinola, nel versante sud del Monte Massico, che Bianchini Rossetti, nella storica cantina in tufo, dal 2000 produce vini dal vigneto di 5 ettari a 300 metri di altitudine, sull’antica via percorsa da Saulo di Tarso nel suo viaggio verso Roma. Storia, fede e mito si intrecciano alle gesta del palazzo/cantina datato 1800, dove gli avi di Tony Rossetti - attuale proprietario - producevano vino per uso familiare dai terreni tufacei posizionati su un canyon naturale scavato dallo scorrere del tempo.
Dopo tre generazioni, Tony rimpianta i vigneti con uva Aglianico, Piedirosso e Falanghina (autorizzate dal disciplinare di produzione del Falerno del Massico) e riprende la tradizione enologica degli antenati. Attualmente sono cinque i vini prodotti, divisi in due linee: Mille880, più approcciabile, solo acciaio (Falerno del Massico bianco e rosso, un Campania Rosato) e Saulo in rovere (uno è Falerno del Massico Rosso Riserva), che accendono un interesse sull’areale che sorge alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina, dove la contemporaneità del Falerno del Massico percorre la linea temporale della storia.
Ne è la prova il Saulo Bianco, partito come progetto cru della Falanghina nell’annata 2019 (pochi centinaia di bottiglie), che ha giocato da subito un registro diverso rispetto alle precedenti produzioni e che vede la fermentazione e l’affinamento in barrique di rovere francese e l’uscita dalla cantina almeno 18 mesi dopo la vendemmia. Un vino che ama farsi attendere, che nella tavolozza vinicola della regione campana si tinge di bianco di classe, incarnando il Mediterraneo attraverso l’intreccio dei profumi, la ricchezza del sorso, la tensione e la sapidità ben marcate.
Eccovi tre annate di questo bel vino, cliccate sul nome per aprire la scheda.
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