Il Coda di Volpe di Perillo nella prima verticale storica
Spazio al bianco prodotto da Perillo con il vitigno autoctono amante del freddo irpino: quel Coda di Volpe in cui la famiglia crede da sempre.
A trovarne in giro di bottiglie di Coda di Volpe di Perillo! Specie le annate più vecchie dove si coglie la trama solida del vino, che il tempo non tocca, bensì lascia emergere quelle sensazioni di roccia e di iodio che sono parte dei marcatori aromatici e che in gioventù rimangono sottese.
Michele Perillo e i figli Felice e Nicola (enologo il primo e agronomo il secondo), non hanno mai smesso di crede nelle grandi potenzialità di questa uva che ama il freddo delle colline e delle montagne dell’Irpinia e che per anni è stata impiegata come uva da taglio per equilibrare l’acidità dei vini. Dal 1970 risulta iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite e solo dal 1985 è vinificata in purezza.
A casa Perillo, il Coda di Volpe esiste da sempre, presente nei vigneti storici di Michele a Castelfranci, tra la neve e il gelo della stagione invernale che in contrada Baiano, a 600 metri di altitudine, si verifica sovente. Tra le viti centenarie di Aglianico, biotipo Coda di Cavallo, qua e là da impianti a raggiera si scorgono grappoli bianchi di forma allungata e dagli acini molto piccoli dalla tonalità verde giallastro, che danno colore al vigneto a bacca rossa. Un’uva autoctona che marca il territorio dell’Irpinia come luogo prediletto per esprimersi e che da Perillo è vendemmiata a partire dalla fine di ottobre.
Dall’annata 2017 il vino cambia passo. L’ingresso di Felice in cantina apporta piccoli e sostanziali cambiamenti, come l’anticipo della vendemmia di circa 20 giorni e l’eliminazione della macerazione prefermentativa sulle bucce, mentre impiega la barrique per pochi mesi sul 20% della massa, giusto per aggiungere carattere e sostanza al vino.
Il Coda di Volpe di Perillo ha tensione, struttura e riconoscibilità. È l’espressione in bianco della famiglia che per tradizione e cultura si dedica al vino da generazioni, dove nessun compromesso, se non il ritmo degli anni, concorre alla bellezza senza tempo del Taurasi e del Coda di Volpe.
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