La grandezza dell’Aegusa Florio

di Riccardo Viscardi 10/01/20
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Florio Verticale Aegusa Riccardo Viscardi e Stefania Vinciguerra

Un’annata al decennio per questa Riserva di Marsala Superiore Semisecco che rivendica con orgoglio la sua territorialità.

Devo confessare che sono affascinato dal Marsala, un nome che mi evoca la persona che me lo propose verso la fine degli anni ‘80 alla Drogheria Volpetti di Roma: Marco De Bartoli. Mi trasmise l’amore per un nome che per primo in Italia riusciva a fondere in sé un vino, un luogo e un metodo di produzione. Questo accadde nel lontano XVIII secolo decretando un successo planetario per questo prodotto che trasformò il substrato sociale e agricolo di tutto il territorio di Marsala creando una ricchezza diffusa grazie all’indotto fatto di bottai, artigiani, coltivatori e vetrai. 

Poi come solo noi in Italia riusciamo a fare, tutto questo successo è finito, risucchiato da una produzione dozzinale che sfruttava la notorietà del nome, e ora il Marsala galleggia in un limbo di crisi dal quale non si vede uscita, anche perché i 12 produttori esistenti non trovano accordi tra loro e sono anche riusciti a far saltare il Consorzio di tutela costituito nel ‘63. Le solite storie di ordinaria follia italica. 

Tutto allo sbando quindi? No, per fortuna no, il vino resiste in alcune sue ottime espressioni, in alcuni produttori in maniera più articolata, in altri con selezioni dove il territorio urla il suo dolore e reagisce con dei monumenti alla sua storia alla sua dignità, come nel caso dell’Aegusa di Florio. Dedicato nel nome all’isola di Favignana e quindi al favonio, il vento dell’ovest tanto importante per la maturazione e per la salubrità delle uve. 

Durante la manifestazione Wine-up Expo tenuta a novembre abbiamo degustato 4 annate di questo meraviglioso Marsala. Per ogni decennio alla Florio selezionano un’annata, che partendo dalla riserva Donna Franca, verrà poi dimenticato in botticelle in cantina per il tempo necessario a diventare, se nel tempo non mostra cedimenti, Aegusa. In degustazione avevamo 4 annate, ma la bottiglia del 1994 aveva un tappo poco felice, sebbene quindi si intuisse la sua incredibile personalità, eviteremo di valutarla. Parleremo quindi solo di tre meraviglie: 1974, 1989 e 2001.

Per semplificare al massimo i concetti, anche perché ritengo che il sottobosco delle tipologie di Marsala generi più che confusione, un caos privo di senso, non funzionale all’eccellenza della denominazione, nella foto qui pubblicata trovate la categorizzazione delle tipologie, grazie alla bella esplicativa piramide di Luigi Salvo che guidava la degustazione (per inciso, il Marsala Fine, cioè la base della piramide, il cosiddetto Marsala da cucina, costituisce ad oggi l’80% della produzione complessiva).

Tecnicamente siamo davanti ad un Marsala Superiore Semisecco Riserva, il che implica la presenza di mistella il cui uso è l’arte del Marsala.

 

Aegusa 1974 Marsala Semisecco Superiore Riserva Florio

99/100 - € 220

Da uve grillo, è maturato 34 anni botti da 300 litri e poi dal 2008 è in bottiglia. Ambrato scuro ma brillante. Olfatto intenso su note ancora agrumate, floreali con accenni di candito di varia natura, spezie gialle e scure, curry, zenzero, resina. Molto complesso ma incredibilmente giovane. Trama gustativa fitta, dotata di una freschezza inaspettata e meravigliosa che ci accompagna a un finale di rara persistenza ed eleganza al contempo. Un vino dall’incredibile bevibilità. 

Aegusa 1989 Marsala Superiore Semisecco Riserva Florio

96/100 - € 180

Da uve grillo, ha trascorso 19 anni in carati e poi dal 2008 in bottiglia. Colore ambrato e trasparente alla vista. Olfatto su note di cioccolato bianco e fondente al contempo, caramello, cannella; classiche tonalità floreali con sentori di canditi verdi, iodio e una vena salmastra di grande carattere. Bocca di rara freschezza, quasi eccessiva ma molto caratterizzante. Ottima la persistenza con grande e profondo finale dove ritroviamo i chiodi di garofano.

Aegusa 2001 Marsala Superiore Semisecco Riserva Florio 

97/100 - € 80

Da uve grillo coltivato ad alberello e con una densità di circa 6000 piante ad ettaro, ha passato 14 in carati da 300 litri e poi in bottiglia. Colore ambrato non cupo con riflessi dorati. Sentori quasi giovanili, di uva passa, fiori scuri freschi, fico d’india, iodio e canditi di varia derivazione, cenni di zenzero. Il tocco leggermente affumicato non sconfina nella carruba e ciò dà grande eleganza e giovanile verve al tutto. Trama gustativa fitta e avvolgente ma mai stucchevole grazie alla sempre presente acidità che permette un equilibrio con gli zuccheri fantastico. Il finale persistente e giovanile propone note di zenzero, ginestra e lavanda.

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