Mamuthone, un vino “senza maschera”
Mamoiada (Mamojà nella lingua locale), nel cuore della Barbagia, in questi ultimi anni si è ritagliata uno spazio importante nel variegato e complicato mondo del Cannonau di Sardegna. Parliamo di poco più di 300 ettari di vigneto tutti a Cannonau e quasi tutti ad alberello con un’altitudine media di ben 720 metri su terreni prevalentemente sabbiosi, ideali per questo vitigno. In questo contesto unico e di vertiginosa bellezza paesaggistica si inserisce l’azienda Giuseppe Sedilesu: 17 ettari di vigneto, ma con altri otto che verranno impiantati nel prossimo anno (tutti ad alberello), per una produzione di circa 110 mila bottiglie.
Famiglia, numerosa, da sempre dedita all’agricoltura, solo dal 2002 ha cominciato a imbottigliare in proprio i primi vini conoscendo subito un veloce e meritato successo. Francesco, Salvatore e Antonietta, i tre figli del patriarca, nell’arco di poco più di un decennio hanno portato l’azienda ai vertici della produzione isolana, e non solo, grazie a vini di crescente personalità, tecnica e pura territorialità.
I Cannonau di Mamoiada sono da sempre famosi per la potenza di struttura e di alcol, spesso sopra le righe, e con una spiccata tendenza alla surmaturazione. I Sedilesu sembrano essere riusciti a “domare” queste caratteristiche esaltandole e aggiungendo quel quid di eleganza e freschezza che questo territorio, straordinario, ancora non riusciva ad esprimere. Da sempre produttori “naturali” per vocazione e perché le condizioni pedoclimatiche sono ideali, hanno iniziato la conversione biodinamica dell’azienda cercando di coinvolgere anche altri piccoli produttori della zona. Questa voglia di impegnarsi a far crescere l’intero territorio di Mamoiada è una caratteristica della famiglia Sedilesu tanto che una serie di piccoli vignaioli si stanno affacciando sul mercato con bottiglie di grande valore.
Il Mamuthone, dal nome della figura simbolo di Mamoiada, è il loro vino di riferimento per numero di bottiglie (ben 70mila nell’annata 2014) e perchéè stato il primo vino imbottigliato, solo 3000 pezzi realizzate nel 2000 da un gruppo di otto amici vignaioli, con a capo Francesco Sedilesu nella cantina di Josto Puddu di Oristano. Dall’annata 2006 l’affinamento del Mamuthone si svolge in cemento e in parte in botti grandi.
A seguire la verticale completa - la prima mai fatta - dal primo anno di produzione, il 2000, al 2015 ancora in botte, con la sola eccezione dell'annata 2010, che non è stata prodotta. Della 2002 erano state prodotte poche bottiglie, ormai esaurite. Da sottolineare il prezzo estremamente favorevole, circa 13 euro sullo scaffale, per un prodotto di questa qualità e complessità.