Tenuta Bellafonte, il Sagrantino venuto dal nord

di Francesco Annibali 08/01/20
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Peter Heilbron Tenuta Bellafonte

Peter Heilbron, nella sua Tenuta Bellafonte, riesce a proporre un Sagrantino dal tannino elegante e non duro.

Come in tutti i territori che si rispettano, anche Montefalco ha il proprio straniero, il forestiero che mescola le carte in tavola, portando nuova luce e contribuendo alla costruzione di denominazioni dalle potenzialità eccezionali ma in divenire. Ci riferiamo a Peter Heilbron della Tenuta Bellafonte, milanese con cognome tedesco, che una decina di anni fa mollò il mondo delle multinazionali del settore agroalimentare (ebbe incarichi rilevanti in aziende del calibro di Nestlè, Perugina, Martini & Rossi e Heinken), per dedicarsi alla produzione di vino.

L’aria cosmopolita si à perfettamente fusa allo spirito rurale e Peter, forse grazie alla laurea in agronomia, sembra nato su queste colline di Bevagna, nonostante una lieve cadenza milanese. Il “mollo tutto, lascio la città e vado in campagna a fare vino” è una storia affascinante e piuttosto comune che ha caratterizzato gli Anni Dieci, e non pochi dei produttori che sono emersi hanno avuto un percorso di vita analogo a quello di Peter. “Quando lavoravo per le multinazionali lo scopo principale era quello di fare prodotti che piacessero a tutti, con il vino è invece il contrario. Qui faccio quello che piace a me”, mi fa.

L’azienda, incantevole (ci sono anche camere e una spa di tutto rispetto), si trova in mezzo alla campagna di Bevagna, 300 metri sul mare, cuore del Sagrantino di Montefalco, ad uno sparo dalla minuscola, incantevole frazione di Torre del Colle. La cantina, interrata, è perfettamente integrata al paesaggio, ed è stata concepita per avere un completo equilibrio energetico e un bassissimo impatto ambientale. In vigna prevale ovviamente il sagrantino, che fu piantato a fine anni Novanta, a cui si è aggiunto nel 2014 il trebbiano spoletino, per un totale di 8 ettari. E proprio il trebbiano spoletino, vitigno che può dare bianchi di notevole vigore, attualmente piegato alle interpretazioni più svariate, è diventato uno degli assi della manica dell’azienda. Questo di Tenuta Bellafonte è ottenuto da macerazione a freddo e fermentazione in botte grande, con malolattica svolta e sosta sui lieviti per 6 mesi, e sembra uno dei migliori sul piano del dinamismo e della definizione.

Ma Tenuta Bellafonte vuol dire soprattutto Sagrantino di Montefalco, un vino che dalla prima annata si è imposto nella denominazione per una interpretazione innovativa sul piano dell’estrazione e della qualità del tannino. “Il mio principale obiettivo col Sagrantino è stato cercare un tannino un po’ più elegante della norma”.

Continua Peter Heilbron: In vigna usiamo concime organico, che dà struttura al terreno, e stiamo provando il sovescio. La sfogliatura è manuale, come la potatura e il diradamento. Abbiamo capito che la pianta ‘sente’ la mano dell’uomo molto di più di quanto si pensi. Il terreno resta inerbito, l’allevamento è a guyot per il sagrantino: il cordone chiude alcuni vasi, non va bene. La resa è sui 50 quintali per ettaro, ed evitiamo di raccogliere tardi. 

DW: e in cantina?

PH: L’uva viene ulteriormente selezionata sui tavoli prima della vinificazione. Ma l’aspetto credo decisivo è che i grappoli vengono diraspati, ma senza pigiatura. La fermentazione avviene in modo spontaneo, grazie ai lieviti indigeni. La maturazione procede in botti di rovere di Slavonia di grandi dimensioni non tostate. Anche la fermentazione malolattica si sviluppa in modo naturale, è attivata solamente dalla temperatura di cantina. Ogni anno travasiamo. Il vino matura 3 anni in legno, e non viene filtrato.

DW: l’impressione è che in questa denominazione sia prematuro parlare di sottozone e che forse il sagrantino non si pieghi facilmente alle micro-variazioni di clima e terreno. Per la tua esperienza ci sono differenze tra Montefalco e Bevagna?

PH: di preciso non so, anche se qui a Bevagna per fortuna grandina meno frequentemente. 

DW: progetti per il futuro?

PH: sono convinto che il Sagrantino sia il più grande vino che si possa fare qui, anche se si è guadagnata una fama di vino difficile del tutto immeritata. Penso anche che il Montefalco Rosso non sia un vino di secondo piano, anzi. Soprattutto credo che sia il Montefalco Rosso, che intendo interpretare come vino importante ma di facile approccio, a dover trainare il Sagrantino, e non il contrario. 

Collenottolo Montefalco Sagrantino 2015

94/100 - € 35

Figlio di una annata eccezionale, al naso è esuberante per il frutto, poi esce la consueta nota di corteccia, con un tocco di spezie (cardamomo, ginepro). Al palato la potenza è impressionante, ma è il tannino a fare la differenza: compatto e abbondantissimo, non intralcia lo sviluppo del vino. Il finale è caldo ma senza scomporsi. Una bottiglia muscolare ma di beva straordinaria. 

Collenottolo Montefalco Sagrantino 2014

93/100 - € 35

Un’annata difficile e piovosa, interpretata al meglio, con un vino rubino deciso ma non coprente, con note di foglie secche, frutta secca, incenso e arancia, un palato di peso medio e un tannino magico, tipico del Collenottolo. Mentolato con l’ossigenazione. Un vino che sacrifica un po’ di peso e aggiunge chiaroscuri. La dose di frutto non esuberante non inganni: invecchierà magnificamente. 

Collenottolo Montefalco Sagrantino 2013 

94/100 - € 35

Un Collenottolo che non rinuncia alle solide fondamenta, ma fresco e saporito, figlio di un’annata non asciutta e graduale. Rubino deciso con sfumature granato, carcadè e mirtillo, menta, tabacco e timo per un vino privo della nota di corteccia di molti Sagrantino. I tannini sono compatti e abbondanti, e pettinano il palato. Finale profondissimo. 

Collenottolo Montefalco Sagrantino 2012 

91/100 - Bottiglia fuori commercio

Figlio di una annata rovente e molto asciutta, molto scuro al colore e al profumo, con la corteccia tipica del Sagrantino che sfuma nella china, poi arancia, ginepro. Al palato il tannino si distribuisce ampiamente, denotando tutta la sua classe tipica del Collenottolo. Un vino dal carattere cupo e ombroso. 

Collenottolo Montefalco Sagrantino 2010 

95/100 - Bottiglia fuori commercio

Una estate fresca e un autunno caldo hanno sfornato un capolavoro. Pazzesco al profumo, balsamico, radici, corteccia, paprika, su una base di frutto nemmeno scalfita dal tempo. Il tannino è abbondante, di compattezza impressionante, di una qualità come a Montefalco si era sentita raramente. La persistenza è notevole, anche se un po’ rigida, tipica del Sagrantino. 

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