1971 a Montalcino
Vinogodi resta in Toscana ma si trasferisce dal Chianti a Montalcino, dove più che sorprese trova conferme.
Se per i Chianti ho parlato di grandi sorprese, diverso il discorso per il Brunello di Montalcino, dove l’epica longevità e l’ottima integrità dei tappi ha permesso notevoli emozioni all’apertura, salvo un paio di eccezioni.
Qui, com’è noto, il sangiovese si esprime ai massimi livelli e anche 50 anni fa la situazione - sebbene molto diversa per quanto attiene al numero di produttori e agli ettari vitati - faceva sicuramente ben presagire per il futuro.
All’epoca, lo ricordiamo, il Brunello era Doc (dal 1966) e il disciplinare di produzione prevedeva il 100% di uva brunello (sangiovese grosso) prodotta in zona con un massimo del 10% di “correzione” possibile con mosti e vini proveniente da altre zone, e 4 anni di maturazione in botte. Fu proprio nel 1971 che i produttori montalcinesi inoltrarono la domanda per l’ottenimento della Docg, ma l’iter per il riconoscimento fu lungo e faticoso e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale fu solo del novembre 1980. Il Brunello di Montalcino fu il primo vino italiano a ottenere la Docg anche se non il primo a uscire sul mercato, visto il lungo invecchiamento (n.d.r.).
Brunello di Montalcino 1971 Lisini
93/100 - Si scambia fra appassionati attorno ai 70-80 euro a bottiglia
Densità cromatica notevole: rosso mattonato, di discreta concentrazione. Il naso è decisamente speziato e caratteristico di un grande Sangiovese terziarizzato, con il classico humus e terriccio. La bocca solenne, ancora austera e impettita, tanto da renderlo abbinabile anche ad un buon brasato senza sfigurare.
Brunello di Montalcino 1971 Argiano
93/100 - Si scambia fra appassionati attorno ai 70-80 euro a bottiglia
Quasi la fotocopia del Brunello di Lisini, tanto da risultare intercambiabile. Il colore è di buona ricchezza e densità cromatica. Il naso è più articolato in sensazioni terrose, spezia forte (ginepro) e corteccia. La bocca mantiene acidità notevole che ravviva una trama tannica finissima e ormai risolta.
Brunello di Montalcino 1971 Tenuta Poggio alle Mura (Agraria PAM)
89/100 - Bottiglia storica ma non ricercatissima… peccato
Sorprendente nonostante si presenti con veste aranciata decisa e colore chiarissimo. Ha naso di carne essiccata, caramella mou, fogliame autunnale e muschio. La bocca quasi esile ma ben sostenuta da acidità ancora viva.
Brunello di Montalcino 1971 Il Poggione
95/100 - Chiaramente in scambio fra appassionati, attorno ai 80 euro
Colore stupendamente risolto su note rosso mattone di buona densità. Ha naso di inusuale ricchezza, articolato su note vegetali, un bel mazzetto di fiori appassiti. Quasi una tavolozza di sensazioni speziate, un leggerissimo melograno in confettura, mallo di noce. Bocca ampia e ancora prospettica, fresca e densa per tannini di una finezza setosa.
Brunello di Montalcino 1971 Il Greppo Biondi Santi
96/100 - Si scambia, per bottiglie perfette, attorno ai 150 euro
Rosso chiaro di favolosa integrità, le note aranciate sono solo uno strabismo di Venere affascinanti. Il naso è intenso di agrume e liquirizia dolce in stick, con balsamicità soffusa e persistente. La bocca ancora tagliente seppur accondiscendente il piacere papillare con una trama tannica sottilissima ma ancora presente. Un leviatano sensoriale.