Benvenuto Prosecco Doc Rosé
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Venuto alla luce con la vendemmia 2019, il Prosecco Rosé sta dimostrando di avere una sua identità, senza che il pinot nero aggiunto nel blend per dare il caratteristico colore ne snaturi le caratteristiche.
Con la vendemmia 2019, sul mercato dal 2020, nasce, da metodo charmat, il Prosecco Doc Rosé, fratello del Prosecco Doc, ovvero il vino italiano più conosciuto (e bevuto) al mondo.
Nel panorama generale della produzione del Prosecco che prevede circa 400 milioni di bottiglie per il Doc, ovvero il Prosecco di pianura, e circa, parlando di collina, 92 milioni per il Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene, e “appena” 17 milioni per l’Asolo Prosecco (queste ultime Docg dal 2009), un Prosecco Doc Rosé serviva?
Prima di rispondere a questa domanda va detto che, nell’immaginario del consumatore comune, il Prosecco Rosé di fatto esisteva già. Da anni ormai tutti gli spumanti rosé, poco importa se charmat o metodo classico, vivono una crisi di identità vendendo genericamente appellati come “prosecco rosé”, parola a tutti gli effetti sinonimo di vino rosato con le bolle. Quindi risulta evidente, nell’ottica di tutelare questo vino e questo nome ma anche quello degli altri, che ciò che serviva senza ombra di dubbio era un disciplinare che ne regolasse e certificasse la produzione.
E proprio per questo, non senza incontrare ostacoli e qualche confronto diretto con e tra i produttori, il Consorzio di Tutela ha integrato il disciplinare con indicazioni precise per la produzione di questo vino spumante charmat. Volendo semplificare, per essere Prosecco Rosé, questo vino deve:
essere prodotto nelle 9 province interessate dalla Doc tra Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova e Belluno) e Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine);
- essere spumantizzato con metodo Charmat, o Martinotti che dir si voglia, ed esistere solo nella versione spumante;
- essere composto dall’85 al 90% da glera, e dal 10 al 15% da vino pinot nero in rosso;
- fare una sosta minima in autoclave di 60 giorni (già sono partite sperimentazioni con soste più lunghe; aggiungo che questo punto che di fatto è un’esigenza enologica per stabilizzare il colore, elemento che nel Doc non è presente, si è rivelata vincente dal punto di vista gustativo conferendo maggiore rotondità e spessore all’assaggio);
- essere millesimato, quindi presentare l’anno del raccolto in etichetta;
- essere di un colore tenue rosa cipria (provenzale come ispirazione).
Con la vendemmia 2019 sono state prodotte circa 15 milioni di bottiglie, praticamente già tutte vendute o prenotate, e il Consorzio prevede un sensibile aumento nella produzione con la vendemmia 2020, che sarà in commercio a partire da gennaio 2021.
Ma come è nel calice? Io ho iniziato ad assaggiarne qualcuno. E finalmente posso dire che: il Prosecco Doc Rosé ha la sua identità, il pinot nero dà il suo contributo senza snaturare del tutto la glera; al naso e in bocca ricorda infatti il Prosecco doc in termini di immediatezza ed è di facile comprensione; la beva è intrigante e piacevole, mai banale e, pressoché, infinita… esattamente come un Prosecco deve essere.
Tornando alla domanda iniziale quindi… il Prosecco Doc Rosè serviva? Dopo gli importanti cambiamenti avvenuti nel 2009 (da vitigno prosecco a vitigno glera, trasformazione della parola Prosecco nel nome di un vino connesso a un territorio specifico e nascita delle Docg di collina) credo che sì, questa aggiunta servisse davvero. Purché si rimanga sempre e comunque nell’ottica di fare squadra, tra produttori e denominazioni, e di spingere non solo una tipologia di vino ma un intero territorio, la sua tradizione spumantistica e i suoi valori, anche economici.
Ecco, finora, quali sono stati i miei assaggi preferiti.
Prosecco Rosé 2019 Masottina
89/100 - € 11
Da uve glera 90% e pinot nero. Colore rosa tenue e perlage continuo. Al naso sa essere sia floreale ricordando la viola sia fruttato con un rimando al ribes. In bocca alterna note di polvere di lamponi, albicocca e sul finale note di arancia. Chiude piacevolmente amaricante. Beva piacevole e che non stanca.
Prosecco Rosé Il Fresco Brut 2019 Villa Sandi
89/100 - € 9
Da uve glera e pinot nero. Color rosa antico e tenue dal perlage intenso e continuo. Al naso profumi dolci e fruttati, ricordano confetture di frutti di bosco rossi e di ciliegia. Non manca un richiamo ai fiori secchi. Sul palato è piacevole e disinvolto, un sorso chiama l’altro con note cremose e al contempo fresche, corrispondenti ai profumi. Chiude preciso e pulito.
Prosecco Rosé Brut 2019 Bosco del Merlo
89/100 - € 10,5
Da uve glera e pinot nero. Rosa salmone scarico, dal perlage verticale e molto veloce. Al naso ha profumi dolci, con note, equilibrate, di papaya e alchechengi. Se al naso colpisce in bocca non è da meno trasformando le sensazioni in freschezza e acidità che ricordano una spremuta di melograno e ribes, qualche rimando al frutto della passione, dall’acidità equilibrata al contenuto zuccherino. Lascia piacevoli sensazioni cremose in bocca, chiama l’abbinamento.
Prosecco Rosé Oro Puro Brut 2019 Valdo Spumanti
87/100 - € 8,5
Da uve glera e pinot nero. Rosa buccia di cipolla. Molto scarico nel colore, perlage continuo e persistente. Al naso è delicato, ricorda molto la pera e la sua buccia, trasmette anche note dolci floreali di gelsomino e violetta. In bocca entra amaricante, fresco e sapido. Agilissimo nella beva, ritorna dopo poco con sensazioni agrumate, molto piacevoli.
Prosecco Rosé Velére Extra Dry 2019 Astoria Vini
87/100 - € 8
Da uve glera e pinot nero. Rosa molto tenue e perlage piuttosto ordinato. Al naso ricorda l’acqua di rose, qualche richiamo all’albicocca, pera e note di latte di mandorla dolce. In bocca è prevalentemente agrumato con note vivaci che richiamano lo zenzero e il pompelmo rosa. Nonostante il dosaggio zuccherino piuttosto presente riesce a chiudere amaricante, garantendo una piacevole beva.