Diario dagli Etnadays 2022 (1)
Un intenso press tour sull’Etna ha permesso una full immersion sui vini del vulcano e sul suo territorio così variegato, dove i vigneti sono estremamente parcellizzati (solo 15 aziende possiedono più di 10 ettari di vigneto).
Che l’Etna sia un microcontinente ormai è cosa acclarata e accettata da tutti. Del resto il vulcano è un terroir talmente particolare e delimitato che difficilmente si potrebbe assimilare ad altri. L’occasione di approfondire ulteriormente la conoscenza con questa zona unica è stata offerta dagli Etnadays organizzati dal Consorzio di tutela per coinvolgere la stampa italiana e internazionale.
Molto bello il convegno di apertura, dove il vulcanologo Mauro Coltelli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha spiegato la formazione dell’Etna e la sua storia, con la stratigrafia dei terreni dovuta alle diverse eruzioni, e interessante l’intervento dell’acheologo-astronomo Andrea Orlando, che ha parlato degli antichi palmenti rupestri presenti in zona da prima della colonizzazione greca, testimoni di una tradizione vinicola antichissima.
A compimento della prima giornata la degustazione di 79 aziende coinvolte, che ci ha fatto constatare quanto siano in crescita gli Etna bianchi e in grande spolvero i rossi, più lunga la strada per spumanti e rosati.
Ma è stato con il secondo giorno che siamo entrati nel vivo con l’inizio dei tour sul territorio. Bella l’idea di associare a un’azienda ospite altri produttori vicini in modo da avere un quadro ancora più completo sulle varie contrade, va solo “regolamentata” meglio, ma a una prima edizione questi dettagli si perdonano volentieri.
Ha dato il via alla giornata la visita alla Tenuta delle Terre Nere in Contrada Calderara a Randazzo, dove il dominus Marc De Grazia – tra i “padri fondatori” della rinascita etnea - ci ha condotto tra le differenti contrade tramite l’assaggio, un percorso molto interessante che ha dimostrato come Feudo di Mezzo, Santo Spirito, Guardiola, Moganazzi, San Lorenzo, Calderara Sottana non sono solo nomi ma espressioni diverse di un grande territorio.
Siamo quindi andati da Nicosia, a Trecastagni in zona sudest con le contrade Monte Gorna, Monte San Nicolò e Ronzini. La quinta generazione rappresentata da Graziano e Francesco Nicosia gestisce con abilità un’azienda ramificata anche nella zona di Vittoria e di Noto che punta alla sostenibilità incrementando le pratiche biologiche (sono certificati dal 2016) e la biodiversità. Ospiti i produttori Gumina, con Nicola Gumina che sta sperimentando il mondo della spumantistica con base Nerello, Emilio Sciacca, che punta ai vini naturali e orange, e Monterosso, che prende il nome da un conetto vulcanico dal terreno ricco di rame e ferro e che ha le vigne nella bocca dell’antico cratere, con una gran varietà di viti autoctone a piede franco, alberelli secolari.
Da lì ci siamo trasferiti da Benanti a Viagrande, sempre nel versante sudest, uno dei grandi classici del vulcano, un’azienda che tra le prime ha creduto in questo territorio così particolare. I fratelli Antonio e Savino portano avanti l’opera iniziata dal padre Giuseppe puntando sempre più sulle diversità territoriali e sulle varie contrade. Ospiti in azienda Cantine di Nessuno, dove Sebastiano Costanzo propone bianchi davvero interessanti; Tenuta Monte Gorna, con Sebastiano Licciardello che ha ristrutturato i vigneti del nonno per partire alla grande con la sua idea di Etna e Oro d’Etna, con il giovane Domenico Costa che si destreggia tra miele e vino con buoni risultati.
Siamo poi tornati verso nord, arrivando in Contrada Crasà, tra Castiglione di Sicilia e Solicchiata, alle Cantine Russo. Qui Gina Russo e suo fratello Francesco, quarta generazione, si dedicano all’azienda di famiglia per dimostrare come in questa particolare contrada i terreni (e i vini che ne nascono) siano diversi, mescolandosi la terra vulcanica con sedimenti argillosi del periodo pre-quaternario. Ospite l’azienda Scilio - Valle Galfina, che è il nome di una contrada a Linguaglossa, con Luisa Scilio che prosegue l’opera del padre Giovanni cui si deve la svolta dell’azienda di famiglia (dal 1815) verso le energie rinnovabili, la bioarchitettura e la viticoltura biologica.
Di seguito i vini che ci hanno colpito di più di questa prima giornata di tour, a domani per il resto del viaggio.
Tenuta delle Terre Nere
Etna Rosso San Lorenzo 2020
97/100 - € 70
98% Nerello Mascalese, 2% Nerello Cappuccio coltivati a 750 metri in contrada San Lorenzo a Randazzo. Matura 16-18 mesi in barrique e tonneau. Rosso rubino chiaro. Naso complesso e intrigante con arancia rossa e cedro, mora e amarena, camino e spezie mediterranee. Molto elegante, ha densità e profondità, e un finale pressoché infinito.
Nicosia
Etna Rosso Riserva Contrada Monte Gorna Vecchie Viti 2016
92/100 - € 32
100% Nerello Mascalese dall’antico vigneto di Monte Gorna, uno dei tanti conetti vulcanici spenti della zona. Matura 24 mesi in barrique di secondo e terzo passaggio. Rosso rubino trasparente dai riflessi granato. Spettro olfattivo di buona finezza, con pot pourri di fiori, cenni speziati e balsamici, amarena quasi sotto spirito. Fresco all’assaggio, con tannini presenti nella morbidezza di fondo. Buona la persistenza finale.
Monterosso
Etna Rosso Sisma 2020
93/100 - € 38
Essenzialmente Nerello Mascalese con altre uve (anche Sangiovese e Alicante) presenti nel vigneto, da alberelli centenari. Acciaio. Rubino trasparente. Fragrante al naso con frutti rossi, lampone e ciliegia, muschio e una sfumatura di albicocca. Bocca morbida, rotonda, con una bella trama tannica e un finale avvolgente.
Benanti
Etna Bianco Contrada Cavaliere 2020
96/100 - € 38
100% Carricante di circa 50 anni dall’omonima contrada. Affina sui lieviti in acciaio per 12 mesi. Giallo paglierino verdino. Intenso e fine al naso, di bella complessità, con il floreale bianco della zagara, la freschezza fruttata della mela verde, erbe aromatiche. Al palato è agile e teso, verticale e salino, di ottima e lunga persistenza.
Cantine di Nessuno
Etna Bianco Superiore Milus 2020
94/100 - € 24
80% Carricante, 20% altre varietà bianche locali da Contrada Volpare a Milo. Matura 4-6 mesi in tonneau, poi acciaio e bottiglia. Paglierino dorato. Naso intenso e pulito con toni floreali di camomilla, erbe aromatiche, pepe bianco, cenni gessosi e agrumati di cedro. Bocca piena e ampia nella sua verticalità, avvolgente, ma anche di grande acidità e salinità. Finale salmastro molto lungo.
Tenuta Monte Gorna
Etna Rosso Akis 2020
94/100 - € 22
Selezione di uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio coltivate sul versante sudest a 760 metri. Matura in barrique per 6-8 mesi. Rosso rubino intenso. Buona complessità con note balsamiche, di pepe verde, frutti di bosco. Molto piacevole all’assaggio, con note calde e avvolgenti e tannini domati. Saporito il finale.
Cantine Russo
Etna Rosso Contrada Crasà 2015
93/100 – € 18
80% Nerello Mascalese, 20% Nerello Cappuccio dall’omonima contrada. Matura 12 mesi in barrique e tonneau e un anno acciaio. Rosso rubino. Impatto olfattivo su toni scuri di tè e spezie, poi emerge il fruttato di ciliegia, visciola, fichi secchi. In bocca è fresco, con una piacevole trama tannica, succoso e persistente su una nota di caffè.