E sia Malvasia (1)
Malvasia di Candia Aromatica, un’uva che ha trovato il suo sito ideale tra i colli piacentini e parmensi.
Il preconcetto vuole che la malvasia di Candia sia un’uva che origina vinelli semplici, sia secchi che amabili: frizzanti, dalla bassa gradazione e dagli aromi primari tali da conferire piacevolezza e riconoscibilità quasi uniche ma dalla scarsa articolazione sensoriale. Generalizzazione quanto mai errata. La malvasia di Candia aromatica è diventata l’uva bianca regina delle colline piacentine e parmensi, dove ispirati produttori l’hanno consacrata come uva capace di performance formidabili, sia da frizzante sulle colline parmensi, ma soprattutto dopo appassimento, tanto da ritenere il gemellaggio fra il territorio piacentino con quello toscano (sponda Vin Santo) una divertente ipotesi. Così come la vinificazione “ferma” ha conferito ventaglio sensoriale e struttura degna dei grandi vini bianchi italiani.
Ma chiariamo prima di tutto un concetto: non è giusto parlare di malvasia ma di “malvasie”.
L’ampelografia delle malvasie ha interessato nei secoli, dal 1300 in avanti, una gran quantità di studiosi tra i quali, a parte il Bacci, Cosimo Trinci, Giuseppe di Rovasenda, Girolamo Molon, Giovanni Dalmasso. Di quest’ultimo è riportato un pensiero indicativo sulle malvasie: “Se dovessimo anche solo elencare tutti i vitigni che più o meno legittimamente portano il nome di malvasia - e quindi cercar di stabilire quali hanno ragione di conservare questo nome e quali no - dovremmo occupare varie pagine senza sperare di riuscire nell’intento”. Probabilmente perché, tenendo fermo il nome che ormai era diventato famoso, una gran quantità di vitigni anche non ben identificati ma che davano vini da caratteristiche simili per profumi o gusto, venivano chiamati “malvasia” a garanzia di una migliore commercializzazione e una più semplice identificazione.
Come abbiamo detto, tra le 19 malvasie coltivate in Italia, quella di Candia aromatica si concentra in Emilia e in particolare nei Colli Piacentini e nel Parmense, forse perché orograficamente e climaticamente simili e con caratteristiche peculiari, dove quest’uva esprime al meglio la propria personalità. La natura e le traiettorie storico-commerciali hanno portato sui Colli Piacentini e Parmensi la più ricca e caratteriale tra le malvasie esistenti, dotata di un corredo aromatico particolarmente ricco e complesso che conferisce grande qualità, poliedricità e capacità evolutiva a questo vino, e particolarmente per queste caratteristiche, soprattutto relativa ad una acidità spiccata, adattissima all’invecchiamento.
La viticoltura piacentina copre oggi circa 5.000 ettari coltivati di territorio collinare caratterizzato da un’orografia molto variabile, che consente di sfruttare le differenti altitudini ed esposizioni dei versanti come fattori climatici condizionanti la qualità delle uve. A questo si unisce l’ampia gamma di suoli coltivati a vite, con l’arco collinare che si estende dalla collina piacentina fino ad Ozzano Taro sui confini marginali del territorio parmense continuando per le aree collinari sottostanti il castello di Torrechiara, nel comune di Langhirano (Casatico, Calicella, Arola). Qui possono emergere nicchie di vocazione per la malvasia, anche se la sua storia nell’area “Ducale di Parma” è relativamente più giovane e le declinazioni sono meno variegate, dal punto di vista qualitativo, e vi prevalgono le tipologie “frizzanti” in tutte le versioni (secco/abboccato/amabile e dolce).
La malvasia esprime forte complessità aromatica sulle terre rosse antiche che derivano da un’antica pianura rialzata a seguito dell’innalzamento della catena alpina e appenninica, depositi fluviali che delineano un paesaggio composto da superfici pianeggianti o lievemente ondulate; depositi marini contraddistinti da sabbie e argille plioceniche ove il paesaggio collinare si compone di versanti brevi spesso vitati contrapposti a rocce scoscese e a calanchi.
Oggi la Malvasia di Candia si esprime in diversissime tipologie: Frizzante (sia secca che dolce), Ferma, Appassita, dove raggiunge vertici qualitativi assoluti, anche nelle versioni “Vinsanto” invecchiato in caratelli.
Nei prossimi giorni vedremo le degustazioni di quelle, nelle varie tipologie, che ci hanno colpito maggiormente. Prima le Malvasie ferme e poi quelle passite.
#Staytuned