Il sincretismo del Ciliegiolo

Considerato per tanto tempo gregario del sangiovese, il ciliegiolo si sta ritagliando uno spazio come solista mettendo sul campo le sue doti di fragranza olfattiva e agilità gustativa.
Succoso, goloso, fragrante, fruttato. E ancora guizzante, agile, conviviale. Sono solo alcuni dei mille aggettivi che nella tre giorni di Ciliegiolo d’Italia 2017 hanno cercato di delineare il profilo del ciliegiolo. Vitigno considerato per tanto tempo gregario del sangiovese, il ciliegiolo da qualche anno sta cercando di ritagliarsi il suo spazio come solista mettendo sul campo la sua anima erratica e traduttrice di territori. Così oggi, dalla Liguria alla Puglia, dalla Lombardia alle Marche, troviamo versioni diverse del vitigno. Il luogo di elezione sembra comunque il centro Italia che mantiene due anime più nette e caratterizzanti, la Toscana e l’Umbria.
In Toscana il profilo del ciliegiolo si fa più muscolare e profondo, con più struttura e una trama tannica più evidente. In Umbria è invece più snello, agile e beverino. Volendo estremizzare, se il ciliegiolo fosse una donna, la versione toscana sarebbe più boteriana, dotata di curve più generose e un trucco da sera che ne approfondisce lo sguardo. In Umbria invece assumerebbe una fisionomia slanciata e snella, con caviglie fini e un viso acqua e sapone, affusolata come una scultura giacomettiana.
Tra gli assaggi toscani a mio avviso il tridente d’attacco è ben delineato da tre aziende che esaltano il ciliegiolo in maniera esemplare: Sassotondo , profondo ed elegante, quest’anno anche vincitore del premio Dante Ciliani al ciliegiolo più rappresentativo; Antonio Camillo , con le sue due versioni di ciliegiolo, una più snella e succosa, l’altra più potente ma sempre di grande finezza; e Mantellassi , tutto succosità, florealità e garbata eleganza.
In Umbria invece lo scopo del Consorzio del Ciliegiolo di Narni sta proprio nel ricercare un’anima comune del vitigno in grado di rappresentarlo e farlo crescere e consolidare. Questa è la sfida del suo Presidente, Leonardo Bussoletti, che con entusiasmo e pervicacia, anno dopo anno porta avanti questa battaglia. Quest’anno è toccato a me e al prode collega Riccardo Viscardi tenere il seminario sul Ciliegiolo di Narni. Inutile esplicitare chi fosse il poliziotto buono e chi quello cattivo. Lo scopo, nobile, era però cercare di capire la direzione del ciliegiolo umbro e la specificità di un territorio dove ad oggi servirebbe un pizzico di tecnica in più in cantina per trovare la giusta quadra di vinificazione di un vitigno fragile e volubile, precoce e difficile da vinificare.
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