Retrospettiva Sangiovese 2006

Tra le varie iniziative della manifestazione Sangiovese purosangue, tenutasi a novembre nelle belle strutture dell’enoteca di Siena, c’era una interessante retrospettiva sull’annata 2006. Oltre 40 vini provenienti dalle maggiori aree produttrici toscane, brillava per la sua assenza solo il Nobile di Montepulciano (ma è una costante che fa riflettere) e da altre aree italiane con una bella presenza della Romagna.
Abbiamo iniziato con qualche "controllo" su vini che non mi avevano affascinato al tempo delle rispettive immissioni sul mercato, tanto per tararci e per vedere se l’evoluzione avesse migliorato le cose. Avuta la classica risposta negativa (un vino è buono da subito ed evolve migliorando solo se parte con il piede giusto, e quindi è inutile aspettare miracoli dal fattore “tempo”) abbiamo cominciato una degustazione piena di conferme, di sorprese e di soddisfazione. Quindi, cari lettori, se vi capitano Sangiovese segnalati qui sotto non abbiate timore, acquistateli, e anche se non sono nella nostra lista ricordate che l’annata 2006 è di grande longevità.
Una caratteristica comune dell’annata 2006 era la sua componente tannica che negli anni giovanili si era rivelata solida e talvolta scalpitante, ma al di là della quota tannica nelle zone più calde questi tannini erano armoniosi, non amari e di ottima fattura. Spesso sono associati a una massa estrattiva importante che riusciva, e lo fa vieppiù, a imbrigliarli. L’evoluzione del tannino si è rivelata accattivante soprattutto in quel di Montalcino grazie alla sua trama più fitta e che quindi ha tamponato maggiormente la spigolatura gustativa. In Chianti dobbiamo fare dei discorsi differenti in rapporto alle zone e alla capacità dei singoli, ma i risultati importanti ci sono. Esaltante la prestazione della Romagna con Predappio sugli scudi.
Ultima considerazione noiosissima ma necessaria visto quello che si legge in giro sull’argomento legno. Dopo dieci anni non abbiamo una sostanziale differenza qualitativa tra i vini affinati in barrique o tonneau e quelli in botte grande, chi ha usato bene le prime ha un olfatto leggermente più fruttato con una buona integrazione delle note speziate mentre il tannino non ha avuto sovraesposizioni. Quelli affinati tradizionalmente hanno una spirito più evolutivo con tabacco e sottobosco più evidenti e con un'eleganza tannica maggiore, quindi a voi scegliere quelli che più si avvicinano al vostro gusto personale o all'occasione culinaria da abbinare.