Oleificio Guccione dei fratelli Di Vita

di Flavia Rendina 20/10/20
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Oleificio Guccione albero secolare

Da frantoio di famiglia a moderna realtà olearia siciliana grazie ai fratelli Vito e Giuseppe che, liberi da condizionamenti familiari e imposizioni, hanno trovato la strada per far crescere l’attività.

La Sicilia è sin dai tempi più antichi culla dell’olivicoltura, attività cui si sono dedicate tutte le popolazioni che nei secoli l’hanno colonizzata. Di questo tesoro oleario preziosa gemma è il territorio di Chiaramonte Gulfi, cittadina barocca del ragusano che si fregia del titolo di città dell’olio, la cui qualità delle produzioni era già nota a Veronelli quando lo elesse “il migliore della Sicilia”.

Oggi questa antica tradizione viene portata avanti da molte valide aziende del territorio, tra cui quella dei due giovani fratelli Vito e Giuseppe Di Vita, neanche 60 anni in due, che nel 2011 hanno deciso di rilevare il frantoio di famiglia, l’Oleificio Guccione, gestito dal 1966 dai nonni paterni. «Una sera a cena nostro padre ci ha detto: «“che ci devo fare col frantoio: lo chiudo o ve lo prendete voi per provare a costruirvi un futuro lavorativo?”» – racconta Vito, il più grande dei due. «All’epoca io ero già studente di agraria e la materia che più mi appassionava era proprio tecnologia alimentare. Inoltre, avevo un professore molto appassionato di olivicoltura, quindi si può dire che già qualcosina ne capissi. Mio fratello, invece, seppur diplomando, già aveva deciso che avrebbe studiato marketing: una combinazione perfetta! Così ci siamo detti: perché non provare?».

Il primo intervento è stato la modernizzazione dell’impianto, optando per un frantoio a ciclo continuo Alfa Laval. Nel frattempo, si sono dedicati allo studio. «Pur non essendo mai stato uno studente modello – fa Vito – una mia prerogativa è sempre stata quella di impegnarmi con dedizione estrema alle cose che mi appassionano; quindi mi sono messo sui libri, cosa che faccio ancora oggi per tenermi aggiornato sulle nuove tecniche di estrazione. Avere un frantoio sempre a disposizione mi è servito a mettere subito in pratica quello che apprendevo leggendo e piano piano sono cresciuto». 

Anche il papà Giovanni, pur svolgendo la professione di medico legale, è stato vicino ai figli durante la fase iniziale, dispensando i consigli e le conoscenze apprese a sua volta dal padre. Fino a che i due non hanno spiccato il volo: «alla fine del primo anno, io e mio padre avemmo uno scontro piuttosto duro su una procedura; lui voleva che si facesse in un certo modo, come suo padre gli aveva insegnato, ma io sapevo che era sbagliato. Alla fine gli ho lasciato fare come diceva lui e la cosa è andata male. Da allora, ha capito che ero pronto e mi ha concesso totale libertà sulle decisioni, pur rimanendo sempre presente e disponibile a dare una mano».
Tale libertà è stata per i fratelli una preziosa alleata: «in un certo senso la mia fortuna è stata poter operare libero da condizionamenti familiari e imposizioni, che è un po’ quello che impedisce a tanti frantoi di crescere: quel vincolante “si fa così perché si è sempre fatto così”, mentre è fondamentale avere una conoscenza aggiornata della materia se si vuole tirar fuori qualcosa di buono».

Così è stato: nel giro di pochi anni la produzione è passata dagli iniziali 500 kg ai 100 quintali di olio, con una crescita importante soprattutto sul piano qualitativo. Modificando il sistema operativo dei nonni, che molivano solo per conto terzi, Vito e Giuseppe non solo hanno rivoluzionato il conto terzi offrendo un servizio completo di molitura, imbottigliamento e certificazioni, ma hanno addirittura lanciato le loro prime etichette, prodotte dalle circa 1.700 piante di proprietà delle famiglie materna e paterna. Dato l’aumentare della richiesta e della produzione hanno quindi iniziato ad acquistare olive dai produttori locali. «Siamo riusciti a creare una bella rete di produttori del nostro territorio, che operano nel rispetto dei protocolli che richiediamo in materia di cultivar, raccolta e coltivazione – spiega Vito –; in questi ultimi anni abbiamo contribuito a cambiare la mentalità dei coltivatori, che un tempo volevano avere ciascuno il proprio olio per uso domestico, mentre ora hanno capito il valore, anche economico, di unire le forze per ottenere un olio di qualità superiore».
Tre sono attualmente le etichette del brand Oleificio Guccione, ottenute solo da cultivar tradizionali e presentate in un packaging inconfondibile e accattivante. 

Punta di diamante della gamma è il Zahara, monocultivar di tonda iblea, la varietà più rappresentativa del territorio, introdotta durante la dominazione araba, cui si rifà il nome Zahara, ovvero come venivano chiamati i fiori bianchi degli agrumi, le zagare, in zona utilizzato anche per indicare la candida fioritura degli ulivi. Ci sono poi Olio POP, un blend di cultivar siciliane tra cui biancolilla, nocellara, moresca e carolea, molite separatamente e unite insieme in un secondo momento, e infine il Pala, blend con prevalenza di nocellara del Belice, sempre lavorate singolarmente, caratterizzato dal confezionamento in lattina da 100 e 250 ml pensato per esigenze “turistiche”, perché facile da trasportare, e dal disegno della pala del fico d’India, altra pianta tipica del territorio. 

Mentre si accingono a conquistare il mercato estero – è stato appena chiuso un accordo per esportare in America e in Australia, mentre il Giappone si conferma il loro cliente più affezionato, con una fetta del 30% del fatturato – nella loro testa i fratelli continuano a “frangere” idee, che però non vedremo realizzate prima del 2021. Nell’attesa s’apprestano però a concludere la campagna olearia 2020, i cui “frutti” saranno disponibili da inizio novembre. Una campagna che, per fortuna, si prospetta felice: «quest’anno tutto è andato per il verso giusto, le olive sono sane e la produzione sarà abbondante seppur non eccessiva». Un calmiere imposto dalla natura che, in tempi di magre commerciali, sarà di grande aiuto a tutti i produttori per non veder crollare il prezzo dell’extravergine sui mercati.

Le degustazioni del raccolto 2019:

Zahara monocultivar Tonda iblea

500 ml - € 15

Giallo dorato con bagliori verdi. Fruttato medio-intenso, profuma di foglia di pomodoro, rucola, pomodoro verde, mandorla dolce, pepe bianco e un’idea di cannella. Gusto bilanciato, rotondo e aromatico, appena amaro e lungamente piccante. 

Olio extravergine Pala

250 ml - € 6,50

Oro con riflessi verdi. Fruttato medio, ha profilo olfattivo più erbaceo, con foglia pomodoro, rucola, carciofo, mandorla e note di basilico. Al palato evidenzia una certa leggerezza, grazie a una spiccata verve amara e piccante, accompagnata da delicati toni erbacei e verdi. 
 

Olio extravergine POP

500 ml - € 8,50

Oro. Fruttato medio-leggero, evidenzia note più rotonde di pomodoro costoluto maturo, mandorla dolce, erba falciata e un filo di pepe bianco. Al gusto è rotondo, di piacevole grassezza, delicatamente amaro e di crescente piccantezza. 

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