Rio Maggio e il Granarijs

di Francesco Annibali 06/12/19
1990 |
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Famiglia Santucci Rio Maggio

Con un nome che è un omaggio alla tradizione agricola del luogo, il Rosso Piceno Granarijs è un vino importante ma agile.

Mons Granarum (o Mons Granarijs), il monte dei grani del grano. Anche se negli ultimi 50 anni è diventata il cuore della produzione calzaturiera di qualità, Montegranaro possiede, dai tempi dei Romani, una forte predisposizione agricola. Ci troviamo nel Piceno fermano, dove la concentrazione delle aziende vinicole è parecchio inferiore al cuore del Piceno, quello che sta attorno ad Offida, molto più a sud, nell’ascolano al confine con l’Abruzzo. Il Piceno fermano si trova nel cuore della regione, e può contare su non molte, ma eccellenti aziende, come Dezi di Servigliano, Lumavite di Rapagnano ed altre.

Rio Maggio è la classica azienda familiare (la produzione viaggia attorno alle 100.000 bottiglie), con Simone Santucci, figlio del fondatore Graziano, alla guida, coadiuvato dalla moglie Tiziana e dalle figlie. Con ogni probabilità, si tratta dell’azienda del fermano che meglio si esprime su tutta la linea: se cercate, ad esempio, un Falerio dei Colli Ascolani, ovvero il bianco tipico del sud della regione prima dello tsunami mediatico della Passerina e della riscoperta del Pecorino, qui trovate uno dei migliori, il Telusiano, da molti anni uno dei più buoni bianchi regionali fuori da Jesi e Matelica.

Ma oggi restiamo in zona rossi, che nel Piceno vogliono dire Rosso Piceno: tipico uvaggio di montepulciano e sangiovese nonché una della doc più storiche d’Italia, Rio Maggio lo interpreta sia come vino di pronta beva, che come vino importante, con il GranArijS.

Rosso Piceno Granarijs 2015 Rio Maggio

89/100 - € 20 

Da uve montepulciano 70% e sangiovese 30%. Affinamento in barrique sulle fecce fini per 14 mesi. Rubino deciso ma non coprente, al profumo la classica nota di noce moscata si alterna al cacao amaro, alle amarene e un lieve tocco fumé. Il palato è ricco ma sciolto, il tannino appena ruvido, il finale saporito, su note di vaniglia e noce moscata. Una versione leggermente meno corposa del solito (le selezioni di Rosso Piceno possono raggiungere concentrazioni poderose), ma più agile e disponibile. Il Granarijs con l’affinamento in bottiglia acquista note piacevolmente terrose: il consiglio è di lasciarlo in cantina un paio di anni, ma già adesso è davvero buono.

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