L’Ais compie 46 anni

di Daniele Cernilli 08/10/11
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L’Ais compie 46 anni

Era il 7 luglio del 1965 quando a Milano un gruppo di professionisti del vino italiano si incontrarono per fondare l’Associazione Italiana Sommelier. Jean Valenti fu il primo presidente e firmò l’atto costitutivo insieme a Gianfranco Botti, Ernesto Rossi e Leonardo Ferri. Da allora sono passati più di 46 anni e gran parte della storia recente del vino italiano è stata decisamente influenzata da questo evento.

Pochi avrebbero immaginato quello che sarebbe accaduto in seguito. Migliaia di corsi di avvicinamento al vino, addirittura milioni di persone coinvolte come allievi, come uditori, come docenti e come organizzatori. Un lavoro immenso, che nessun’altra organizzazione italiana è stata in grado di fare, e persino un ruolo di supplenza nei confronti di organismi pubblici che nel nostro paese non sono mai riusciti a svolgere delle azioni altrettanto utili ed efficaci nella diffusione della conoscenza del vino.

Basti pensare che nell’organizzazione didattica delle scuole alberghiere ci sono solo cinque ore in tutto dedicate al vino, un aspetto più comico che drammatico per un prodotto che oggi rappresenta la vera punta di diamante del comparto agroalimentare italiano. Non è un caso che organismi quali l’Enoteca d’Italia di Torino, Buonitalia e la stessa Ice, almeno negli ultimi anni della sua esistenza, siano oggi o fallite o eliminate, avendo dimostrato di non avere onorato in modo efficiente i loro compiti, con quali inutili esborsi di denaro pubblico vi lascio immaginare.

L’Ais in tutti questi anni si è autofinanziata, ha portato avanti un progetto didattico di valore assoluto in piena autonomia e nella sostanziale indifferenza dei nostri governanti che non hanno trovato di meglio che ignorare, preferendo orientare gli investimenti pubblici verso operazioni poco produttive, nella più schietta tradizione di poca lungimiranza che ha caratterizzato, tranne rare eccezioni, il ruolo pubblico nel settore agricolo e vitivinicolo in particolare. Ma per un Marcora, per un De Castro, per uno Zaia, citando in modo volutamente trasversale, troppi sono stati coloro che hanno svolto il ruolo di responsabile politico del comparto in modo distratto, scarsamente competente e spesso asservito a logiche estranee ai reali interessi della vitivinicoltura di qualità.

Per questo non posso che salutare il 45° Congresso Nazionale dell’Ais che si svolge a Lecce dal 6 al 9 ottobre 2011 con affetto e speranza, con l’augurio che continui a rappresentare un punto di riferimento saldo ed un progetto serio di valorizzazione del migliore vino italiano. Il tutto con umiltà e competenza.





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