Per un vino sostenibile
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L’ecosostenibilità della produzione vinicola riguarda non solo la conduzione bio delle vigne, ma anche questioni come packaging, trasporto, fonti di energia.
È fin troppo evidente che ormai in qualunque attività umana, e quindi anche in agricoltura e nella produzione vitivinicola, il tema della sostenibilità è ineludibile. Detto questo a chiare lettere, però, c’è da sottolineare che spesso nel nostro mondo si tende a limitare l’argomento alle sole pratiche viticole. La sostenibilità, invece, è molto di più.
Certo, limitare l’uso di chimica invasiva, di pesticidi, di metalli pesanti, è importantissimo per il rispetto dell’ambiente, questo è ovvio. Però se poi non si opera in modo adeguato anche in altri settori le pratiche in campo non bastano per essere davvero ecosostenibili nella produzione.
Alcuni esempi. Il packaging nel settore enologico è importantissimo. Utilizzare bottiglie meno pesanti, tappi ecocompatibili e magari riciclabili, evitare quanto più possibile i materiali plastici negli imballaggi, sono pratiche quanto mai auspicabili. Come anche limitare il peso totale delle spedizioni, alleggerendo dove si può. Un'altra tematica fondamentale è l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, eoliche, solari, geotermiche.
Durante un convegno nell’ambito di wine2wine a Verona, qualche settimana fa, Kristina Kelley, responsabile delle relazioni esterne della Gallo Winery di Modesto, in California, la più grande azienda vinicola del mondo con più di un miliardo di bottiglie prodotte annualmente, ha raccontato come una cantina di quel genere affronta proprio tematiche come quelle alle quali accennavo. Alcune delle cose che ha detto vanno in modo molto diverso da come un po’ superficialmente ci si sarebbe potuto aspettare. L’ecosostenibilità della maggior parte delle fasi produttive è ormai una delle preoccupazioni più sentite anche da un’azienda così grande. Pannelli solari per rendere autosufficiente la produzione di energia, uso di contenitori più ecosostenibili, una vetreria interna per evitare trasporti di enormi quantitativi di bottiglie sono solo alcuni degli esempi. Nell’intervento successivo Robert Joseph, Master of Wine particolarmente sensibile a questo tipo di argomenti, ha spiegato che, ad esempio, il bag-in-box è migliore del tetrapack in tema di possibilità di smaltimento, e che molte grandi aziende in tutto il mondo lo stanno preferendo come contenitore di vini dal costo molto contenuto.
Alcuni importanti progetti di sostenibilità ambientale nascono un po’ dappertutto, come è stato sottolineato in un convegno organizzato da Valoritalia, ente preposto ai controlli delle Doc, che si è tenuto a Firenze lo scorso 11 dicembre. Piccoli produttori come Michele Manenti della Salcheto di Montepulciano, e Giovanni d’Orsi della Casaloste di Panzano, ma anche Sandro Sartor, a.d. della Ruffino, che piccola non è, hanno illustrato quello che stanno facendo in tal senso, dimostrando che questi argomenti non sono patrimonio di questa o di quella realtà nel comparto vitivinicolo, ma una preoccupazione comune e diffusa.
Mi rendo conto che si tratta di argomenti poco “romantici”, molto tecnici, ma che coinvolgono larghe fasce di produzione un po’ dovunque che si rivolgono a vaste fasce di consumatori. Perciò le scelte che si fanno in quei settori incidono molto in termini di ecocompatibilità, che piaccia o meno a tutti coloro che hanno una visione diversa e poetica di un mondo che, volente o nolente, deve anche affrontare questioni molto più concrete.