In ricordo di Giorgio Grai

di Daniele Cernilli 31/10/19
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Il talento di Giorgio Grai

In memoria di Giorgio Grai che ci ha lasciato ieri, riproponiamo questo racconto di Daniele Cernilli.

“È venuto per comprare un po’ di Marzemino, ha assaggiato tutte le vasche e el me ghà ciavà la migliore”. Il commento, un po’ colorito, ma spero mi perdonerete, è citato alla lettera ed è di un produttore del basso trentino che me lo ha fatto un paio di giorni dopo aver ricevuto la visita in cantina di Giorgio Grai.

Ultimamente lo conoscono meno che in passato, ma trent’anni fa Grai, oggi ultraottantenne, era uno dei miti del mondo del vino. Enologo di Bolzano, ex proprietario di un famoso bar in Piazza Walther, ma soprattutto strepitoso assaggiatore, una qualità che non ha affatto perso nel tempo, uno dei più grandi talenti della degustazione che abbia mai incontrato. Il rovescio della medaglia sta in un carattere che definire terribile non dà che un pallido accenno della situazione. Grai è uno che dice sempre tutto quello che pensa e se ne frega delle conseguenze. Per anni è stato il consigliere occulto di Veronelli, che spesso, se aveva dei dubbi su un vino, lo consultava per avere un parere. Alcune delle sue battute restano scolpite nella mia mente. “Ma perché lei, che potrebbe fare un figlio sano, si accontenta di uno zoppo?” Detta a Paola Di Mauro, produttrice di Marino che poi gli affidò la consulenza per alcuni anni.

Per molto tempo ha collaborato con alcune aziende famose, Gancia innanzi tutto. Poi produce una linea di vini con il suo nome, comprando partite di vino soprattutto in Alto Adige, che con la sua straordinaria abilità riesce a selezionare in modo sorprendentemente felice. È tuttora il consulente enologico di Ampelio Bucci, che fa disperare da più di tre decenni, ma al quale consente di realizzare il Villa Bucci, uno dei migliori bianchi italiani, che a un assaggio attento rivela inequivocabilmente il talentuoso contributo di Grai.

Mi è capitato alcune volte di assaggiare vini con lui, e devo dire che se si perde per un attimo la concentrazione e si dicono banalità, o non si riconosce un difetto, la bacchettata arriva inesorabile e inevitabile. Grai non fa sconti e se sbagli te lo fa notare, sempre, e spesso in modo molto poco diplomatico. Questo fa sì che non sia simpatico a tutti e che venga considerato un personaggio scomodo e litigioso. Del resto chi lo conosce e non ha mai avuto scontri con lui semplicemente non esiste.

“Mi devi spiegare come puoi scrivere che i vigneti di Marina Danieli (azienda che aveva la sua consulenza ndr) producono troppo quando si fanno appena 20 quintali per ettaro” mi chiese polemicamente una volta. “Ma lì c’è un Casarsa modificato, se fate così poco è come usare una Ferrari per il cross country. Poi io ho scritto che i vigneti sono molto produttivi, non che poi si produca troppo” replicai. E lui “Se scrivi così la gente non capisce e pensa un’altra cosa”. “Senti, che m’insegni ad assaggiare ci sta pure, ma che pretendi di insegnarmi anche a scrivere mi sembra troppo”. Si offese e per anni non ci siamo più parlati. Poi a un recente Vinexpo a Bordeaux mi sono sentito chiamare “Beh, ma non vieni ad assaggiare i miei vini?” Era lui, e la richiesta, perentoria, non ammetteva risposte negative. Ovviamente ci andai e mi offrì un Santa Maddalena da urlo. Un blend fra partite comprate, ma che riusciva a nobilitare con la sola capacità di operare tagli. Da fenomeno assoluto qual è.





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