Anteprima Brunello 2012
BaroloBrunello è una delle iniziative più interessanti del vino italiano sebbene sia solo alla terza edizione, che si è svolta a novembre a Montalcino con un grande successo di pubblico nonostante altre importanti iniziative presenti contemporaneamente sul territorio. In questa occasione ho avuto la possibilità di assaggiare in anteprima un po’ di Brunello 2012 in uscita il prossimo anno. La selezione è stata integrata da vari assaggi avvenuti poco prima e poco dopo la manifestazione girando per cantine. Qui riporteremo solo gli assaggi migliori di questa tornata che ha dato alcuni spunti di riflessione su Montalcino e il suo Brunello.
Iniziamo col dire che la zona gode di ottima salute: i prezzi delle uve e dei vini in affinamento sono stellari con grande beneficio sia dei produttori anche non imbottigliatori che dell’indotto. Ma purtroppo c'è da evidenziare una grande difformità nella produzione, una qualità non omogenea dei vari Brunello che può trarre in inganno i consumatori, che da Montalcino si aspettano un livello qualitativo eccelso. È fisiologico che ci siano difformità visto i circa 200 produttori presenti sul territorio, ma il vero problema è che la forbice qualitativa tra i produttori è troppo ampia e prima o poi bisognerà affrontare il problema. Molto più ampia di quella che è la differenza di prezzo sui vini d’annata.
Con l’annata 2012 il divario tra le diverse fasce tende purtroppo ad allargarsi. Quest’annata passerà alla storia non per le sue caratteristiche intrinseche, ma per ciò che avveniva in alcune cantine. Un'innovazione tecnica estremamente importante e costosa che alzava radicalmente il livello delle uve usate per la produzione di Brunello tramite selezioni degli acini con metodi meccanici e ottici. Cerchiamo di spiegare il perché, in una annata come questa, l’uso di queste metodologie risulta estremamente vantaggioso. Il 2012 ha risentito della scarsezza d’acqua della fine del 2011 e le piogge sono rimaste scarse anche durante l’inverno e la primavera successivi. Questo ha fatto sì che le piante abbiano dato dei grappoli più piccoli, con acini più piccoli, con un calo di produzione dovuto più all'alleggerimento del grappolo che a una minore produzione. Il che si traduce in scelte agronomiche importanti da fare come potature verdi, non sempre necessarie, e gestione della chioma e delle cimature. Ma fin qui niente di nuovo, bisogna adottare i classici parametri di esperienza e sensibilità che molte aziende padroneggiano molto bene grazie all'esperienza di agronomi consulenti e spesso in prima persona con la propria “vita in vigna”.
La mancanza di acqua però faceva un lavoro subdolo non permettendo al grappolo di maturare omogeneamente e quindi la differenza tra acini interni ed esterni era notevole. E qui entra in gioco chi già aveva anche in via sperimentale i vari selettori ottici o meccanici e i tavoli di cernita più evoluti. Costoro potevano calibrare sia i selettori meccanici sul diametro degli acini sia quelli ottici che lavorano su parametri più complessi. Bene, questo ha fatto una grande differenza in fatto di qualità del tannino, patrimonio aromatico del mosto, acidità e qualità dell’antociano estraibile. E ciò si sente sui vini che sembrano provenire da un'annata diversa rispetto a quelli di chi questi strumenti non li aveva.
Per i dubbiosi di queste tecnologie, che affermano come un mantra che omogeneizzano i prodotti, devo dire che si sbagliano di grosso. In realtà si porta al massimo dettaglio possibile il lavoro fatto in vigna, creando vini con uve decisamente migliori. I produttori continueranno ad avere la possibilità di diversificare i vini fin dalla fermentazione e l’affinamento. In realtà questi metodi esaltano le differenze territoriali grazie alla maggiore vena fruttata. Un dato importante perché permetterà ai vini di avere degli olfatti integri e riconoscibili molto più a lungo di quanto avvenga oggigiorno, che i Brunello perdono la vena fruttata dopo circa 15 anni per terziarizzare principalmente su note di tabacco e cuoio, quelle sì talvolta troppo omologanti. Bisogna capire che sono le ossidazioni che omologano i vini, soprattutto in vitigni privi di sostanze aromatiche o semiaromatiche.
Un esempio lampante di come la diversificazione dei territori si mantenga è alla base del successo dei vini di Giancarlo Pacenti che in quest'annata ci hanno molto colpito: il Vecchie Vigne (che deriva da un blend tra i vigneti di Piancornello, nella parte meridionale e bassa di Montalcino, e quelli posti a nord) viene caratterizzata dalle note saline e dalla ciliegia più calda ma non cotta del sud. Mentre la fragranza olfattiva e la minor complessità della zona nord, quella di provenienza del P.S, si esalta in una pulizia e intensità fuori dal comune, tipica della zona settentrionale del territorio.
Di seguito trovate i Brunello di Montalcino 2012 che per ora ci hanno particolarmente colpito.