La Cantina Colterenzio e il progetto Pinot Nero
300 viticoltori associati, 14 varietà di uve coltivate, una lavorazione attenta all’ambiente. E un grande progetto di qualità dedicato al Pinot Nero.
Fondata nel 1960, la Cantina Colterenzio è una delle più giovani cooperative altoatesine. I 26 viticoltori fondatori nel 1960 fondarono la loro propria Cantina sociale per essere più indipendenti. Vignaioli che possono essere definiti ribelli ma al contempo pionieri, perché dopo la fondazione della propria cantina gettarono le basi per una viticoltura improntata alla qualità.
Erano gli anni Ottanta quando Luis Raifer, vignaiolo e all’epoca direttore e presidente della Cantina Colterenzio, rientrò in Alto Adige dopo un viaggio di studio in California. La sua mente ribolliva di idee. Intuì che i vini altoatesini avrebbero avuto delle enormi potenzialità ed iniziò a piantare le uve di Cabernet Sauvignon nel suo vigneto Lafóa, alle quali più tardi aggiunse il Sauvignon. Le rese furono basse, la qualità delle uve e dei vini invece fu altissima e segnò una svolta nella viticoltura altoatesina. Da questo vigneto-pilota iniziò a nascere il “pensiero Lafóa”, che introdusse nuovi standard qualitativi, mantenuti fino a giorni nostri dai soci e dai collaboratori di Colterenzio. Oggi, cinque fanno parte della linea Lafóa: il Cabernet Sauvignon, il Sauvignon blanc, lo Chardonnay, il Gewürztraminer e, l’ultimo nato, il Pinot Nero.
I vini speciali hanno bisogno di tempo, a volte anche un decennio. È quanto Colterenzio ha lavorato per il nuovo progetto Pinot Nero. “Quando abbiamo dato il via al progetto di qualità ‘Pinot Nero’, dieci anni fa, avevamo un solo obiettivo: analizzare questa varietà fin nel minimo dettaglio per incrementare progressivamente la qualità del nostro migliore Pinot Nero”, racconta l’enologo Martin Lemayr. Come quarant’anni fa, il primo passo è stato selezionare i vigneti più vocati alla coltivazione di questo vitigno: ne sono stati individuati sei, nei pressi di Ora e di Cornaiano. Lemayr spiega: “Abbiamo deciso di sfruttare i punti forti di ogni singolo vigneto per dare forma a qualcosa di eccezionale”.
Cosa rende così speciale il nuovo Pinot Nero Lafóa? “In primo luogo è un vino incredibilmente pieno di carattere”, spiega Martin Lemayr. Una peculiarità strettamente legata al suolo, quello di Cornaiano, su cui cresce la maggior parte dell’uva utilizzata: si tratta di terreni detritici d’origine morenica costituiti da materiale porfirico e dolomitico. La nota di rotondità che si percepisce è invece dovuta alle uve provenienti dal Kiechelberg, area a monte di Ora tipica per il Pinot Nero, dove i vigneti crescono su un suolo ghiaioso con contenuti argillosi e calcarei.
Il Pinot Nero Lafóa si ispira soprattutto ai Pinot Nero della Borgogna, la regione francese che ha tenuto a battesimo questo elegante vitigno. Alex Ferrigato, direttore commerciale di Colterenzio, si dice pienamente soddisfatto del nuovo Pinot Nero: “Il posto tra i nostri vini di pregio è meritatissimo. Quando oggi in Cantina ci capita di assaggiare vecchi vini Lafóa, non possiamo nascondere un grande orgoglio: sono tutti vini con una caratteristica e longevità straordinarie. A dimostrazione della coerenza con cui Colterenzio è sempre andata per la sua strada”.
Anche Lemayr concorda, e aggiunge: “Secondo me un vino non deve essere gradevole. Un grande vino è carismatico, autentico, racconta da dove proviene e ha un carattere forte. E il nuovo arrivato in casa Lafóa è proprio così. Un vino che ha davanti a sé un grande futuro, ne sono assolutamente convinto”.
Tutti e cinque i vini Lafóa vestono un’etichetta molto particolare. È stata ideata dallo studio Guardenti di Lucca, e il suo debutto è arrivato con l’annata 1993. L’etichetta raffigura al centro la scultura di bronzo, realizzata dal pittore e scultore Guido Anton Muss che ricopre la colonna situata all’entrata della casa colonica di Luis Raifer, questa opera vuole rappresentare lo “spirito” protettore della tenuta. Nell’etichetta l’humus e le forze terresti avvolgono la colonna al centro che si apre alla luce del sole. Lo sfondo dell’etichetta invece si ispira all’Art Nouveau, movimento artistico diffuso a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e vuole essere la rappresentazione dell’insieme delle forze naturali che determinano la crescita dell’elemento vegetale. In questo periodo viveva e lavorava anche Gustav Klimt.
Oggi i 300 viticoltori associati insieme al team di Colterenzio seguono rigorosamente questo percorso improntato alla qualità, iniziato negli anni Ottanta. I soci coltivano l’uva su 300 ettari di vigneti. I vigneti sono situati nella migliore area vitivinicola dell’Alto Adige, tra i 230 e i 690 metri. Crescono 14 diverse varietà di uve. Il 35% dei vini prodotti da quest’uva preziosa sono rossi, il restante 65% sono bianchi. La Cantina è anche molto attenta all’ambiente: la viticoltura è integrata, la raccolta avviene a mano. Gran parte dell’energia usata in cantina viene prodotta da un impianto fotovoltaico, il 100% dell’energia elettrica utilizzata è certificata “green”. Il 70% dell’energia termica viene prodotta da pannelli solari e la tecnica del recupero calore.