La Nobile Rivoluzione: le Pievi

Con un progetto studiato dai produttori e votato all’unanimità, il Vino Nobile di Montepulciano ha varato, per la nuova tipologia Pievi, il disciplinare forse più innovativo d’Europa.
Nel “piccolo mondo antico” di Montepulciano negli ultimi anni abbiamo avuto qualche novità e una vera rivoluzione. La novità meramente formale è la comparsa della dicitura “Toscana” nelle etichette del Nobile. Una scelta controversa, vissuta come fondamentale per alcuni, considerando la forza del marchio Toscana, e come una sconfitta da altri, per lo stesso motivo, in quanto letta come una debolezza della denominazione. Il tempo che è un galantuomo dirimerà la questione, per noi appassionati poco interessante.
La vera rivoluzione si chiama: Pievi. Un progetto del Consorzio, quindi dei produttori, che ha visto la luce in tempi abbastanza brevi e che permetterà di assaggiare già durante questa anteprima di marzo i primi vini figli del progetto, in una fase ancora precoce della loro vita (potranno essere immessi sul mercato all’inizio del 2025). Un’idea che ha convinto tutti tanto da superare agevolmente i veti incrociati che hanno per molto tempo tarpato le ali alla denominazione.
La capacità mediatrice del presidente Andrea Rossi, coadiuvato dai vicepresidenti Luca Tiberini e Susanna Crociani, ha permesso un totale allineamento tra progetto, obiettivo e tempi di attuazione; con una rapidità che definire miracolosa non è esagerato.
Ma approfondiamo l’analisi di questo progetto Pievi. Una ricerca accurata negli archivi della Curia, ha rivelato come le strutture religiose riportassero non solo la presenza dei vigneti sul territorio poliziano ma anche la movimentazione delle uve. Quindi si è ripresa la storia per definire degli areali indicati come particolarmente vocati fin da quei tempi. Questa ricerca è stata convalidata anche dagli archivi leopoldini di qualche secolo posteriori. Interessante notare come alcune aree, che chiameremo Pievi, fossero molto più vitate di ora e riguardano zone di Montepulciano ritenute ora un po’ troppo fredde per il Sangiovese.
Su queste zone è stato innestato un Disciplinare più restrittivo di quello in uso, sia per parametri chimico fisici, che per la base ampelografica che permette il solo uso di Sangiovese (minimo 85%), con gli autoctoni, tra cui Canaiolo, Mammolo e Colorino (quest'ultimo limitato al massimo al 5%). Inoltre per la prima volta è stato messo un limite massimo alla presenza di etilfenoli (per evitare contaminazioni olfattive).
La vera rivoluzione accettata all’unanimità dei produttori, e dobbiamo ringraziare la cantina sociale per l’intelligenza mostrata dal suo consiglio che ha sposato la clausola e l’intero progetto, prevede una ristretta commissione per la valutazione dell’attinenza al progetto dei vini denominati Pieve con potere definitivo e inappellabile. In parole semplici un vino bocciato dalla commissione non potrà essere denominato Pieve e non si potrà ricorrere alle varie commissioni Docg per un riesame. Una grande presa di coscienza e consapevolezza da parte dei produttori. Probabilmente il progetto e il disciplinare più innovativo in Europa.
Voci di “corridoio” ci dicono che c’erano altri parametri innovativi da immettere nel nuovo disciplinare, ma la mancanza di un archivio storico avrebbe rallentato il processo di attuazione. Bravissimi anche nel comprendere che il tempo era una variabile importante.
Quindi la nuova piramide qualitativa del Vino Nobile di Montepulciano è cosi formata: Nobile, Nobile Riserva, Pievi. Le pievi sono dodici: Cervognano, Caggiole, Gracciano, Le Grazie, Sant'Ilario (già Argiano), Valardegna, Cerliana, San Albino, Valiano, Badia, San Biagio e Ascianello. Gli appassionati di Montepulciano conoscono questi nomi già da tempo.