Vini Eleva, quando piccolo è buono

di Vinogodi 26/04/19
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Eleva vini Veneto amarone vigneto

Raffaella Veroli ha creato in Valpolicella vini straordinari, di un’originalità che sorprende.

Siamo a Sant’Ambrogio di Valpolicella, in località Piovesole. Il luogo è incantato, al vertice di una collinetta (300 m sul livello del mare. Da qui il nome “Eleva”) attorniata da piccoli appezzamenti di vigneti ordinatissimi seppur inerbiti, posti su 14 terrazze sostenute da muretti a secco degradanti verso la pianura, quasi un giardino dove la natura è indirizzata e mai prevaricata. Tutto attorno bosco e uliveti.

Un’area abbastanza isolata, tanto da poterne ricavare un ecosistema quasi unico. Il “sistema agricolo” si è certificato biologico dal 2018., grazie alle relative contaminazioni ambientali favorite da quella sorta di isolamento geografico sovradescritto e alla filosofia maniacalmente rispettosa dell’ambiente di Raffaella Veroli e Davide Gaeta.

Sentire parlare Raffaella dei suoi vini, dell’anelito che la pervade nella cura di tutta la filiera, della filosofia che ne sta all’origine, è straordinariamente coinvolgente. È lei l’enologa, l’anima tecnica della cantina, ma anche l’anima “naturalista” (è laureata anche in Scienze naturali con specializzazione addirittura in bioetica). Ma la filosofia non sarebbe nulla se non supportata da grande competenza tecnica, perché “il bicchiere non perdona”.

L’assaggio dei vini dell’azienda va al di là dell’aspetto edonistico: tutti i vini hanno un’anima, un racconto da narrare, donano un piacere mai scontato, un’originalità che sorprende. Forse sono proprio l’essenzialità, l’eleganza, il senso di equilibrio che trasmettono a creare empatia immediata con il bicchiere e il desiderio del sorso successivo, senza eccesso barocco o ridondante tipico dei vini di vertice della zona.

È proprio questo senso di sorpresa, forse inaspettato per le tipologie proposte, che mi hanno convinto a parlarne e a continuare a seguire anche in futuro questa deliziosa realtà della Valpolicella.

Valpolicella Classico Fralibri 2018

91/100 - € 12

Uvaggio ricco della Valpolicella (corvina veronese 40%, corvinone 20%, rondinella 25%, croatina, teroldego, merlot, molinara e oseleta 15%), acciaio. Rosso rubino chiaro ma brillante, attira il sorso solo a guardarlo. Profumi di grande intensità, con frutta rossa quale amarena e ciliegia in bella evidenza, con sbuffi balsamici a renderlo civettuolo e gradevole. Bocca fresca, corroborante, quasi “pericolosa” per la difficoltà di trattenere il sorso del fortunato bevente con pericolo concreto di abusarne. Impressionante per piacevolezza di beva, è il vino da desco, quotidiano, prodotto in maniera antica, lineare, di semplicità disarmante.

Valpolicella Classico Ripasso Tenzone 2017

90/100 - € 15

Stesso uvaggio del Fralibri (corvina veronese 40%, corvinone 20%, rondinella 25%, croatina, teroldego, merlot, molinara e oseleta 15%), matura 18 mesi in botte grande. Rubino pieno. Le prime note di visciola e ciliegia sotto spirito compaiono leggere, rotonde, ammiccanti. Il naso si complessa su note speziate con l’ossigenazione. In bocca ha calore e vigore, una trama tannica finissima che rallegra rotondità e morbidezze importanti. Una finezza sorprendente senza rinnegare la solida struttura.

Raffaella non lo voleva produrre, il mercato gliel’ha imposto. Dato la bravura tecnica di Raffaella e il risultato, la scelta, apparentemente sofferta, le ha dato ragione.

Amarone della Valpolicella Classico Piovesole 2015

95/100 - € 50

Stesso uvaggio degli altri vini aziendali, 120 giorni di appassimento, botte grande. Rosso vivo ma non concentratissimo, luminoso. Il naso è decisamente “orizzontale”, complesso, variegato. Le note speziate sono preponderanti, senza che manchino riferimenti precisi e classici alla Griottine del Perigord, al Kirsh o alla più classica ciliegia sottospirito. Cenni di cioccolate lo rendono goloso, così come la speziatura decisa affascinante. Il calore c’è ma mai violento, acidità e tannini sono il connubio ideale per una bevibilità anomala: raramente ho assaggiato un Amarone così adatto al pasto sì importante, ma non a una destinazione d’uso di solitaria meditazione o copula con formaggi strastagionati. Anche in questo caso un vino sorprendente, perché parzialmente fuori dagli schemi. Pur essendo io amante sviscerato delle ciclopiche versioni dei grandi produttori classici, lascia un po’ basiti l’interpretazione raffinata ed elegante di questo leviatano sensoriale.

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