Il futuro nero dell’Alsazia

di Andrea Zarattini 10/07/18
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Anteprima Vin d'Alsace Pinot Noir Andrea Zarattini DoctorWine

L’Alsazia è una regione sinonimo di bianchi ma generosa di interessanti sorprese riferite ai Pinot Noir.

Tra l’11 e il 13 giugno si è svolta a Colmar la biennale presentazione dei vini d’Alsazia alla stampa. La regione delle cicogne è sinonimo di bianchi semiaromatici o aromatici (90% della produzione totale), immaginatevi quindi l’azzardo di partire con l’idea di fare un focus sui pinot noir. L’intento non era di ottenere una definizione di Pinot Noir alsaziano, obiettivo illusorio e fuorviante, ma di delineare un identikit dell’unica uva a bacca nera ammessa nella regione e di decifrarne l’inevitabile rapporto con la rinomata Borgogna.

L’Alsazia è un mosaico variegato totalmente indecifrabile se osservato da vicino, occorre una visione d’insieme dell’intero disegno per capire il territorio vinicolo più schizofrenica della Francia. La storia, l’architettura, lo sviluppo, la gastronomia e l’enologia risentono della secolare partita a ping pong tra Francia e Germania per il possesso della regione, così in Alsazia si respira un affascinante mix culturale.

Poche preliminari coordinate sono necessarie per facilitare la lettura di questo reportage di degustazione.

L’Alsazia si sviluppa da nord a sud per circa 100 km, tra Strasburgo e Mulhouse, con circa 15.600 ha vitati ad Aoc (per circa 1.100.00 hl prodotti ogni anno). L’intera regione è posizionata a latitudini settentrionali ma è caratterizzata da un clima caldo e asciutto, questo perché in pratica è un corridoio verticale protetto dal maltempo francese (ad ovest) dalla catena montuosa dei Vosgi mentre è difesa (ad est) dalla Foresta Nera dalle precipitazioni tedesche. L’Alsazia è dunque un unico lungo piano inclinato da ovest ad est, separato dalla Germania dal fiume Reno.

Facile spiegare l’organizzazione delle denominazioni alsaziane: circa 51 Grand Cru (ne sono in arrivo di nuovi), nessun Premier Cru (ma stanno arrivando), solo denominazioni regionali e nessuna denominazione di villaggio. Le denominazioni regionali sono accompagnate dal nome del vitigno, es. Alsace Riesling, Alsace Pinot Gris, Alsace Pinot Noir...

Cominciamo da paragoni scomodi. Se studiamo il terroir di Volnay scopriamo una presenza di 300 m²/g di argilla esattamente come Manbourg, a La Tache si rilevano valori di 500 m²/g proprio come a Richebourg, ciò significa idoneità alla coltivazione del pinot nero. Idoneo non vuol dire migliore o peggiore, infatti a Musigny troviamo valori ancora maggiori, ma il dato è: in Alsazia uno dei requisiti per la produzione di pinot nero di qualità è presente.

Il vino è cultura ed è sempre antropologicamente sbagliato confrontare un sistema alla luce delle logiche di un altro. Il pinot noir arrivò in Alsazia nove secoli fa grazie ai monaci borgognoni, possiamo quindi fissare il secondo paletto: il pinot nero è un vitigno autoctono dell’Alsazia.

Altra differenza sostanziale è l’uso del legno. Borgogna è sinonimo di barrique, mentre l’Alsazia ha nella sua tradizione l’utilizzo di botti grandi, esattamente come la Germania di cui per secoli ha fatto parte. Solo recentemente, gli apprezzamenti manifestati dalla critica per vini elevati in barrique ha spinto i produttori a introdurre botti piccole.

Il 38% del pinot noir coltivato in Alsazia è utilizzato per produrre Cremant, quindi sembra indispensabile indicare almeno due etichette che rappresentino bene territorio, vitigno e capacità di spumantizzare: Gruss Crémant d’Alsace Brut Rosé (il naso è composto e serrato ma la bocca è ricca di una miriade di bolle appuntite, chiude perfettamente acido e verticale) e Crémant d’Alsace Brut Francois Schmitt Blanc de Noirs (la cantina è maestra nell’esaltare i sentori varietali delle uve impiegate e nel creare vini ricchi e appaganti, anche questa bottiglia spicca per polpa e cremosità).

Infine può essere utile indicare quattro cru adatti alla produzione di pinot noir:

  • Bollember (Orschwihr) dove nel futuro nasceranno tre Grand Cru, terreni ferrosi che danno pinot neri intensi e potenti;
  • Hengst (Wintzenheim) vini chiusi e forzuti con alti potenziali di invecchiamento:
  • Kirchberg (Ribeauville) eleganti e fruttati ma più esili e minuti;
  • Pfingstberg (Orschwihr) sabbia e arenarie, con temperature fresche, perfette per pinot armonici e floreali.

Ma veniamo ad alcuni assaggi per chi volesse passare al lato oscuro dell’Alsazia.

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