Grifalco della Lucania e la giovane generazione

di Annalucia Galeone 22/01/21
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Andrea e Lorenzo Piccin Grifalco della Lucania

Lorenzo e Andrea Piccin hanno preso saldamente in mano le redini dell’azienda di famiglia, portando avanti un’idea del Vulture sfaccettata e complessa. 

Dalla Toscana in Basilicata, dal Vino Nobile di Montepulciano all'Aglianico del Vulture, agli esordi del 2000, fu l’insolita direzione del viaggio scelta da Fabrizio Piccin e sua moglie Cecilia Naldoni. Vignaioli di successo, già contitolari della cantina di Salcheto, frazione di Montepulciano, erano decisi a trasferirsi a Sud per ripartire da zero, creare una nuova realtà produttiva in quel di Venosa, patria del poeta latino Orazio Flacco, lasciandosi alle spalle la Toscana, i Supertuscan e le lotte per un disciplinare più rigoroso. 

Sono stati una coppia di lungimiranti outsider, avvezzi alle svolte radicali, senza rimpianti o nostalgie, sempre in senso opposto e contrario alla strada più comoda. Fabrizio e Cecilia hanno messo su famiglia nel 1984, investirono tutti i propri averi nell'acquisto di un casolare diroccato a Montepulciano e in 300 capi di bestiame tra pecore e capre per fare latte e lana, nel frattempo arrivarono prima i gemelli Lorenzo e Francesca e poi Andrea. Fabrizio (scomparso prematuramente lo scorso anno) era un appassionato di vino, Cecilia un palato fine, non impiegarono molto per scoprire che il futuro era nella produzione del vino di qualità.

“Mio padre si buttava nelle cose a capofitto, ha letto e studiato tanto fino a diventare un esperto in tecniche di produzione e invecchiamento - racconta Andrea -. Agli inizi della carriera hanno avuto il supporto dell'esordiente Paolo Vagaggini, poi affermatissimo enologo. I miei genitori quando hanno deciso di fare qualcosa l'hanno fatta al meglio, entrambi testardi e sensibili, dotati di una straordinaria apertura mentale che li ha portati a sperimentare, queste caratteristiche sono state il cardine della nostra educazione. Si sono reinventati tante volte, senza paura, lo facevano assieme, l’uno era lo sprone dell'altro. Ci hanno trasmesso il rispetto per il vigneto, il vitigno e il prodotto finale, fare vino è stata la loro vita”.

Si dice che quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla, per cambiare serve coraggio e una buona dose di sana follia per mollare le certezze, lanciarsi nell'incognita di una nuova avventura. Oggi, la scommessa sul Vulture fatta anni fa da Fabrizio e Cecilia è stata vinta, un tempo questo territorio e il suo vino principe l'Aglianico, il “Barolo del Sud”, non aveva coscienza di sé, è arrivato il riscatto e la presa coscienza, fa parlare di sé grazie alle interpretazioni dei tanti eccellenti produttori. 

Fabrizio Piccin ha lasciato il segno, senza di lui il Vulture non sarebbe lo stesso, ha creduto da “straniero” nelle potenzialità di un terroir sottovalutato e ha lottato per cancellare vecchi preconcetti sedimentati negli stessi abitanti. L'immagine di Grifalco omaggia il passato e il presente, il simbolo ricorda il grifo sullo stemma del comune di Montepulciano e il falco pellegrino, specie comune nel Vulture e tanto amata dall'imperatore Federico II che scrisse un trattato sull'argomento. 

La cantina è stata inaugurata nel 2007, ha 15 ettari di proprietà e una produzione annua di circa 45 mila bottiglie. La struttura è un esempio di bio-architettura realizzata nei riguardi dell'ambiente con spazi aperti, soffitti alti ed è totalmente in tufo, materiale diffuso in zona. È concepita come una scatola dentro uno scavo più grande, circondata da una cintura vuota che attraverso dei fori nel terreno consente il riciclo dell'aria e il mantenimento di una temperatura costante in modo del tutto naturale. Adesso alla guida dell'azienda ci sono Lorenzo, l'enologo di famiglia, riservato, formatosi ad Alba, che seguendo l'esempio del babbo ha migliorato le tecniche per ottenere vini bilanciati, eleganti, senza eccessi o prevaricazioni, e il “piccolo” Andrea, estroverso e dinamico, responsabile marketing e commerciale. 

I vigneti sono situati in diverse aree del Vulture, a Maschito, Venosa, Rapolla e Ginestra, ognuno capace di produrre vini dalle caratteristiche peculiari. Per questo, ogni parcella è vinificata separatamente. Damaschito e Daginestra sono i cru da vecchie vigne, Damaschito è il primo cru del Vulture da un terreno ricco di ferro e manganese, Daginestra proviene da un'area più calcarea, il colore delle etichette riprende quella del terreno. Oltre agli altri due Aglianico (il Gricos e il Grifalco, blend dei vigneti Venosa, Maschito e Forenza) la produzione comprendo anche il Fra, in onore di Francesca, un rosato di aglianico nato nel 2014. Oggi i due fratelli portano avanti il progetto di famiglia in ossequio all'idea paterna e contribuendo a loro modo a valorizzare un vitigno che riserva tante sorprese.

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